Urca replica al comunicato Federcaccia sui dati Ispra relativi alla gestione del cinghiale. "Si ritiene che non ci si debba soffermare solamente sull'esame del report Ispra circa il numero dei cinghiali in Italia, sull'efficacia o meno della braccata, sulla correttezza dei dati circa i danni all'agricoltura. Considerazioni utili solamnete a fomentare ulteriormente la divisione tra le varie forme di caccia (braccata, girata e selezione) e il crescente malumore degli agricoltori".
Secondo Urca il problema cinghiale deve essere affrontato non solo con l'abbattimento ma "attraverso una corretta gestione comprese le azioni di prevenzione". A tal proposito ritiene che gli Atc potrebbero e dovrebbero fare uno sforzo maggiore. E' inoltre imprescindibile per Urca una maggiore sinergia con il mondo agricolo, che, dice, "va assolutamente tutelato, potenziando anche azioni di prevenzione e abbattimenti più mirati laddove effettivamente il cinghiale produce danni in maniera considerevole, incrementando, perciò, l'attività della caccia di selezione (anche nelle zone assegnate alle cacce collettive)".
Urca fa l'esempio di ciò che accade nelle Marche, dove la selezione secondo Urca è "osteggiata anche da regolamenti attuativi di alcuni Atc che precludono l'accesso ai selettori nelle zone di caccia collettiva a quelli non appartenenti alle squadre in braccata, con la conseguenza che il rapporto di prelievo in queste zone è 10 a 1 (su 1000 cinghiali abbattuti in collettiva 100 sono abbattuti in selezione)".
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