Caccia nelle aree protette, danni alle coltivazioni, la nuova minaccia del lupo, ambientalismo positivo e propositivo, questi i principali temi toccati dalla trasmissione Uno Mattina Estate che ha ospitato in un confronto diretto tre diversi attori nel problema di gestione della fauna: il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il presidente di Coldiretti Sergio Marini e il presidente di Fare Ambiente Vincenzo Pepe.
Seppur partendo da punti di vista differenti, i tre ospiti hanno esposto tesi unanimi sulla necessità di porre rimedio a quella che è sempre più un'emergenza. Il dibattito è stato introdotto da un servizio di Fulvio Migliaccio che dalla viva voce di allevatori e coltivatori ha portato la questione sui problemi reali.
Un coltivatore di alberi da legname mostra le cortecce attaccate dai cervi affamati, un agricoltore denuncia la perdita del 50 per cento del raccolto di foraggio ma, dice, per un terreno adibito alla coltivazione di grano il danno può arrivare al 100 per cento del raccolto dopo il passaggio dei cinghiali. Un'allevatrice mostra una stalla riconvertita, ora invece delle 55 pecore divorate dai lupi, ci sono mucche “se continueranno ad esserci i lupi dovremo ulteriormente adattarci, dobbiamo pur mangiare” dichiara.
Sergio Marini, rappresentante delle istanze di allevatori e agricoltori, ha parlato di 70 milioni di euro di danni ogni anno, sottolineando che ad oggi il rimborso arriva mediamente a coprire il 30 – 40 per cento del totale denunciato. Secondo il presidente di Coldiretti il problema va risolto attraverso l'impegno degli amministratori a risarcire il 100 per cento dei danni ma soprattutto con le selezioni per quelle situazioni in cui c'è un eccesso ed è impossibile gestire altrimenti la situazione. Marini, sollecitato dalle domande del conduttore, ha riconosciuto l'importanza di una giusta gestione della fauna in eccesso che attraverso un utilizzo virtuoso della risorsa delle carni, può contribuire a fare economia all'interno della filiera alimentare.
Anche Giampiero Sammuri ha evidenziato l'importanza della selezione all'interno delle aree protette per le specie problematiche “i cinghiali minacciano altre specie, se non si agisce si va contro i principi di conservazione propri di un Parco naturale” dice. Anche se, secondo il rappresentante di Federparchi la caccia non va confusa con il controllo della fauna “sono due cose completamente diverse – dice -, il controllo della fauna è un'attività ordinaria di gestione del parco, fatta per ridurre una popolazione in eccesso, nel parco della Maremma ogni anno da 20 a questa parte vengono prelevati circa 500 cinghiali attraverso catture e abbattimenti”.
Una posizione che Sammuri ha ampliamente trattato anche nell'intervista su BigHunter, in cui ha affermato che i cacciatori sono ben accetti nelle attività di controllo.
L'intervento di Vincenzo Pepe ha centrato il punto della questione denunciando un approccio negazionista dell'ambientalismo italiano e proponendo Fare Ambiente al centro di un nuovo ambientalismo realista, positivo e di respiro europeo. “Il problema, dice, è che i censimenti in molte aree protette non vengono nemmeno fatti perchè nell'immaginario comune resiste l'ambientalismo di vincoli e il no a priori alla caccia, quando gli animali in eccesso alterano l'ecosistema bisogna intervenire. Il no alla caccia produce un ulteriore danno all'ecosistema”. Pepe ha inoltre messo l'accento sull'importanza dell'educazione ambientale “affinchè il cittadino sia rispettoso dell'ambiente ma anche dello sviluppo”.