Respinto dal Tar del Lazio il ricorso del Partito Animalista Europeo contro il Piano di eradicazione dei cinghiali della Regione Lazio, pubblicato il 6 dicembre 2022. Il Piano, con l'obiettivo di eradicare la PSA sul territorio romano interessato dall'infezione prevede la cattura e l'abbattimento dei cinghiali nell'area delimitata dell'Asl Roma 1 e Asl Roma 3.
Gli animalisti contestavano la mancata previsione di misure alternative all'abbattimento, quali per esempio l'installazione di reti lungo i perimetri delle riserve e dei parchi pubblici. Un punto infondato secondo il Tar. "Se si recintassero le riserve e i parchi - si legge nella sentenza - si impedirebbe qualunque movimentazione non solo ai cinghiali, ma anche a tutte le altre specie di medie o grandi dimensioni, comprese quelle minacciate o a rischio di estinzione". "L’obiettivo dichiarato del piano- si legge nelle motivazioni - non è di evitare/limitare l’urbanizzazione degli ungulati ma l’eradicazione della PSA nella zona infetta del territorio di Roma Capitale, anche al fine di ridurre il rischio di coinvolgimento della popolazione di suini domestici".
Secondo i giudici del Tar le attività previste dal piano rispecchiano le raccomandazioni scaturite dalla Missione EUVET, elaborata dal team di esperti europei e concordata con la DGSAF e la Commissione europea. Il Tar a tal proposito osserva che è proprio la normativa Ue a stabilire l’utilizzo di trappole per ridurre le possibilità di contatto diretto tra cinghiali infetti e sani.
Altro punto evidenziato dal Tar è la durata delle norme. Per sua natura, dato che le misure inserite dipendono dall'evolversi della situazione epidemiologica, il Piano non può prevedere "un termine di vigenza". Qualsiasi modifica delle zone soggette a restrizioni dovrà infatti tenere conto sia dell’evoluzione epidemiologica che dell'assenza della malattia nella zona per un periodo di almeno 12 mesi, ai sensi del codice OIE.
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