Il calendario venatorio 2023-2024 dell'Emilia Romagna sarà “sostanzialmente uguale a quello di quest’anno, comprese le due giornate aggiuntive di caccia alla fauna migratoria tra ottobre e novembre, a conferma del buon lavoro svolto che ha portato a un documento frutto di una buona opera di mediazione”. Così l’assessore alla Caccia Alessio Mammi durante lo svolgimento dell’informativa nell’ambito dei lavori della commissione Politiche economiche presieduta da Manuela Rontini.
L’assessore Mammi ha specificato come questo passaggio informativo avvenga a pochi giorni dalla trasmissione della bozza a ISPRA – le valutazioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dovrebbero arrivare entro la fine di aprile – e a tre giorni dalla sentenza del Tar emiliano-romagnolo che dovrebbe scrivere la parola fine sulla complessa vicenda legata al calendario venatorio attuale.
L’assessore ha sottolineato come “anche il calendario venatorio 2023-2024 risponda appieno alle diverse normative comunitarie, nazionali e regionali che disciplinano l’attività venatoria, proteggendo la fauna e la biodiversità e andando a regolare tempi di caccia, tempi di prelievo, carniere giornaliero e orario di caccia per tutte le specie animali presenti sul nostro territorio regionale per un periodo venatorio che avrà una preapertura il 3 settembre e durerà fino al 31 gennaio.”
Marco Mastacchi (Rete Civica) ha apprezzato “la disponibilità e sensibilità dell’assessore Mammi” e ha lodato anche l’approccio che si è tenuto quest’anno, “dal momento che molti problemi nati con il calendario 2022-2023 sono nati dall’eccessiva vicinanza alla scadenza dei tempi che regolano il mondo della caccia”. In generale, il capogruppo di Rete Civica ha però sollecitato un’analisi sulla situazione complessiva del mondo rurale e della caccia. C’è un habitat in forte cambiamento ed è forte la richiesta di eliminare gli animali (cinghiali e lupi in primis) che creano danni”.
Anche Massimiliano Pompignoli (Lega) ha sollecitato una “revisione della legge regionale sulla caccia, provvedimento particolarmente vetusto che si propone di regolare un mondo che nel frattempo è radicalmente cambiato”. Oltre a giudicare “eccessivi 50 Atc per il territorio regionale”, il leghista ha chiesto se “sono previsti rimborsi o una refusione delle giornate perse dai cacciatori a causa del contenzioso legale scatenato sul calendario venatorio attuale”. Oltre a mettere mano alla normativa di riferimento, Pompignoli ha sollecitato un maggiore impegno nella “lotta agli ungulati e una mutata coscienza per combattere la deriva ambientalista predominante in questi ultimi anni”.
Anche Massimo Bulbi (Pd) si è dichiarato d’accordo sulla revisione della legge regionale 8/1994 “anche se deve essere modificata in via prioritaria dal governo nazionale. Noi lo abbiamo detto anche in tempi non sospetti con gli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi anni. Mi auguro che con questa nuova maggioranza il tema possa essere finalmente affrontato”. Dopo la sentenza del Tar, infine, il dem auspica “un ulteriore passaggio per capire se dobbiamo correre ai ripari oppure se possiamo osare di più”. Nel richiedere un “pronunciamento inequivoco sul vincolo dei pareri ISPRA”, Bulbi ha sollecitato anche una “maggiore omogeneità nell’interpretazione delle norme e nel modus operandi delle varie polizie provinciali”.
Stefano Bargi (Lega) ha invitato allo svecchiamento delle norme che sovrintendono la caccia: “Il tesserino di caccia, ad esempio, è ormai una zavorra burocratica in tutto e per tutto. Sarebbe meglio prevedere un supporto digitale per venire incontro agli obblighi a cui devono sottostare i cacciatori”. Il leghista, nel giudicare timido il comportamento tenuto dalla Regione sul calendario venatorio 2022-2023, ha biasimato la sospensione precauzionale attuata.
Infine, Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) ha chiesto specifiche delucidazioni sul modus operandi attuato nella stesura della bozza, in quanto, “al di là delle pronunce di Tar e Consiglio di Stato, le critiche al calendario venatorio ci sono state anche da parte delle associazioni dei cacciatori, quindi viene spontaneo chiedersi se la redazione di questo documento è stata preceduta dall’incontro con le associazioni venatorie e se sì, con quale esito”. Infine, la capogruppo ha domandato se “è previsto in futuro un momento di reale confronto tra giunta e consiglieri su questo tema oppure sarà necessario continuare con le interrogazioni?”.
In una prima replica di carattere generale, l’assessore Mammi ha chiarito come non siano possibili recuperi o indennizzi delle giornate di caccia non fruite “perché manca la norma di riferimento nella legge nazionale” e come l’ordinanza del Consiglio di Stato, “essendo immediatamente esecutiva, non poteva essere disattesa in alcun modo salvo essere accusati di danni ambientali e patrimoniali”. Nel condividere l’esigenza di una rivisitazione globale delle norme che regolano il settore, Mammi ha poi ribadito “la massima disponibilità al confronto, tanto che dopo la sentenza del Tar e il parere di ISPRA organizzeremo un nuovo passaggio per approfondire in ogni aspetto il tema”. (Regione Emilia Romagna)
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