Il 17 marzo un'ordinanza del Consiglio di Stato ha respinto l'istanza cautelare delle associazioni animaliste Cadapa (Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente), Leal (Lega Antivivisezionista) e Limav Italia (Lega Internazionale Medici per l'Abolizione della Vivisezione) contro il Piano prelievo del daino per la stagione venatoria 2022/2023 della Regione Emilia Romagna.
Le associazioni chiedevano la riforma della sentenza del Tar che lo scorso anno ha ritenuto il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione attiva dei ricorrenti, condannati poi al pagamento delle spese di giudizio. Secondo il Consiglio di Stato "pare dubbia la ritualità della riproposizione delle censure oggetto del giudizio di primo grado mediante mera ritrascrizione dell’atto di ricorso". Relativamente invece alla contestazione della condanna in solido al pagamento delle spese di giudizio "sembra profilarsi un potenziale conflitto fra le posizioni delle appellanti che pare non consentire la proposizione dell’appello nelle forme del ricorso collettivo".
Tradotto, non ha trovato smentita la rilevata estraneità delle appellanti all'elenco delle associazioni ambientaliste e naturaliste riconosciute dal Ministero dell’Ambiente, "né un adeguato grado di rappresentatività né alcuno stabile collegamento con il territorio regionale interessato agli effetti della delibera impugnata (tutte le appellanti hanno sede in Regioni diverse e perseguono lo scopo della promozione del benessere animale, l’abolizione della caccia e della sperimentazione animale)".
Il Consiglio di Stato ha inoltre osservato che gli effetti lamentati (estensione del periodo di prelievo e aumento delle giornate di caccia), derivano dal calendario venatorio, non oggetto di contestazione; e che la delibera impugnata sembra esaustivamente motivata circa le ragioni che ne determinavano l’adozione e non si palesano evidenti lacune nell’istruttoria svolta.
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