Riguardo alle possibili restrizioni alla caccia in Piemonte come conseguenza del permanere dell'emergenza PSA, interviene l'Arci Caccia provinciale di Alessandria con un documento in cui si fanno una serie di riflessioni, che l'Arci Caccia regionale farà proprie nelle prossime ore inviandole agli organi regionali.
Il documento evidenzia la circolazione di notizie “ufficiose” trapelate dagli ambienti regionali e provinciali rispetto a una nuova stretta delle varie attività umane nelle zone di restrizione Psa. Voci che seguono i contenuti della relazione del GOE (Gruppo Operativo degli Esperti) redatta nel mese di gennaio.
Nella relazione del GOE infatti l’attività venatoria (anche quella diretta verso altre specie) pare essere identificata come una fonte di disturbo sulle dinamiche di movimento dei branchi di cinghiali e come un possibile fattore di diffusione del virus al punto da fare esprimere un parere sfavorevole sulla possibilità di praticarla. “Il gruppo - vi si legge - non esclude che il peggioramento della attuale situazione epidemiologica regionale sia da ascrivere proprio all’attività venatoria che si sta conducendo sul territorio regionale”.
Sulla caccia al cinghiale programmata, scrive Arci Caccia, occorre una trattazione specifica considerato che i dati a disposizione dimostrano come un contenimento e riduzione numerica della specie non possa che avvenire ricorrendo a tale tipologia di caccia. L’aumento dei casi registrato nell’ultimo periodo per l'Arci Caccia è più imputabile alle restrizioni imposte che all’attività venatoria, che in pratica non si è svolta, con conseguente incremento delle popolazioni e a seguire del numero dei soggetti infettabili.
Anche l’atteggiamento sfavorevole verso l’attività venatoria diretta verso altre specie non ha fondamento: "Le forme di caccia dirette ad altre specie diverse dal cinghiale non disturbano minimamente quest’ultimo".
"Se è vero come è vero che una delle più efficaci attività nell’ottica dell’eradicazione consiste nel monitoraggio, ricerca e rimozione delle carcasse allora la caccia vagante alla piccola selvaggina può esser tranquillamente ritenuta non solo utile ma addirittura indispensabile posto che solo i cacciatori conoscono e perlustrano gli anfratti più impervi del nostro territorio, piaccia o non piaccia" si legge nelle osservazioni di Arci Caccia inviate alla Regione.
Urge quindi uno sforzo ulteriore al quale la nostra Associazione e il mondo venatorio in generale saprà dare, ove chiamato a farlo, il proprio contributo ma con la condizione che si chiarisca una volta per tutte il dubbio che all’interno della “caccia” sta diventando galoppante: Si vuole eradicare la PSA o l’attività venatoria?