Ilaria Ricciardi ha 30 anni, vive a San Pellegrino Terme (BG) è laureata in Economia e Commercio, lavora come responsabile amministrativa e commerciale ed è una cacciatrice. Ilaria è fra le prime appassionate che ha aderito all'iniziativa Amiche di BigHunter, nata con l'intento di far conoscere il lato femminile della caccia. Una nuova sezione che andrà ad aggiungersi al variegato ventaglio di proposte informative e culturali di questo portale, che ci auguriamo possa crescere giorno dopo giorno raccogliendo idee, proposte e testimonianze dalle nostre colleghe in Artemide.
Vediamo chi è la cacciatrice Ilaria.
Pratica la caccia in forma vagante con il suo Springer Spaniel inglese. Si è avvicinata all'arte venatoria grazie a suo padre, che le ha trasmesso questa passione fin dalla nascita.
“Credo che la caccia sia criminalizzata perchè i cacciatori ed il mondo venatorio sono indeboliti da problemi interni e i media trovano facile attaccarli – confessa - In questo modo si riesce a spostare l'attenzione dai veri responsabili dei disastri ambientali”.
Sulla caccia e sul suo ruolo nella società dimostra di avere le idee chiare: “Penso che l'attività venatoria debba fungere da collante tra la società moderna e quella tradizionale. Con il veloce progresso che la società attuale sta vivendo, un ritorno alle origini è davvero auspicabile”.
Secondo questa intraprendente cacciatrice la caccia è un'occasione per tornare a far parte del mondo inteso come universo naturale che ci circonda: “Da troppo l'uomo cerca di imporre alla natura, i propri tempi, esageratamente accellerati. Quando si va a caccia il tempo si ferma - dice - L'uomo segue i ritmi del sole, della fauna, del proprio corpo, staccandosi dalle convenzioni che gli vengono imposte. Questa società ha voluto demonizzare la caccia senza capire che è il richiamo della natura che porta una persona a svolgere l'attività venatoria”.
Ilaria mette l'accento sui valori che la caccia porta con sé, come quello della tradizione “quando il cacciatore vero compie i propri rituali quotidiani o ancora più, i propri rituali nei giorni che precedono l'apertura, non è solo lui a compierli, ma anche il padre, il nonno che glieli ha tramandati ed insegnati”.
“I media – prosegue - hanno detto la loro e noi glielo abbiamo permesso”. “I bracconieri – aggiunge poi - hanno dato alla società un capro espiatorio per demonizzarla ulteriormente. Purtroppo, ritengo che il problema maggiore dei cacciatori siano i cacciatori stessi, le loro liti interne, le invidie. Invece di unirsi tra di loro, per un obiettivo comune elevato, si perdono in frivolezza ed interessi personali. E questo avviene anche ai vertici delle associazioni venatorie stesse. Vedo sempre meno la voglia di tutelare i cacciatori e sempre più una politicizzazione dei vertici”.
Il contributo di questa giovane testimone della caccia al femminile è una speranza per il futuro, lo dimostra l'atteggiamento propositivo con cui conclude il suo intervento “Quello che ci interessa – dice - è spiegare e far capire alle persone cosa è veramente l'arte venatoria. E questo lo dobbiamo fare tutti i giorni parlando con amici e conoscenti, invitandoli ad acccompagnarci per capire di cosa si tratta veramente, avvicinarli anche tramite l'amore verso i cani. Spiegare ai bambini che la caccia non è quella che vorrebbero far credere”.
E chiude con un consiglio per tutti: “Alcuni di noi devono ricordarsi perchè amano la caccia” e ricordarlo agli altri. “Io ad esempio porto tutti i miei amici alle varie competizioni cinofile. Con la scusa di una mangiata in compagnia, cerco di mostrare la passione che brilla negli occhi dei cacciatori cinofili, che anche quella è caccia. Che la caccia non è solo un colpo di fucile. Ma che il colpo di fucile è solo la conclusione di un qualcosa di più elevato, di una preparazione giornaliera, di una passione inesauribile”.
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