FACE alcuni giorni fa ha presentato una prima panoramica sui dati dei prelievi venatori sugli uccelli. La raccolta di questi dati svolge un ruolo significativo nella comprensione delle popolazioni e fornisce una base per le decisioni di gestione, dato il suo ruolo nel definire l'indice di densità delle popolazioni e al fine di valutare l'impatto e la sostenibilità della caccia.
Le metodologie per la raccolta dei dati variano da paese a paese.Al fine di centralizzare i dati a livello europeo, l'ultimo esercizio di rendicontazione ai sensi della direttiva sugli uccelli (articolo 12) ha richiesto agli Stati membri, per la prima volta, di riferire sui prelievi nazionali per il periodo 2013-2018. Finora non è stata prodotta un'analisi completa, quindi il contenuto di questo ampio set di dati rimane in gran parte sconosciuto.
Una breve analisi riassuntiva di questo primo ciclo di comunicazioni secondo la FACE è comunque necessaria per fornire maggiore chiarezza sulla qualità e sulle lacune dell'insieme. A causa di queste lacune questo primo set di dati è rimasto in gran parte inutilizzato, a parte alcuni piani d'azione per singole specie (ad esempio, Tortora e oche).Il rapporto evidenzia i punti di forza e di debolezza e fornisce le raccomandazioni di FACE in merito al suo utilizzo e al miglioramento della segnalazione per il ciclo successivo.
Per quanto riguarda l'Italia, nel rapporto si legge: "In Italia, la comunicazione dei dati dei prelievi è obbligatoria, ma tutti i dati sono stati riportati come assenti. Tuttavia, i dati sono presenti per circa la metà delle regioni del Paese per 4 stagioni venatorie. Su 21 amministrazioni regionali, 12 hanno fornito statistiche venatorie per il 2014-2015, 15 per 2015-2016, 14 per il 2016-2017 e 9 per il 2017-2018. Non sono disponibili dati per il periodo 2012-2013 e 2013-2014. Questi valori non sono quindi utilizzabili in quanto tali ma potrebbero richiedere una base per ottenere stime delle borse nazionali".
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