Il contrasto alla PSA secondo Fidc Piemonte impone un cambio di passo che consenta il depopolamento dei cinghiali nelle aree infette. Gli abbattimenti però sono limitati da vincoli normativi che non consentono un generale e allargato coinvolgimento sia in termini temporali che operativi dei cacciatori in genere, osserva Fidc Piemonte.
I protocolli prevedono l'installazione di reti a barriera (con discutibili risultati) e non solo la sospensione dell’attività maggiormente praticata quale è la caccia in squadra con ausilio dei cani, ma dell’intera attività venatoria in ogni sua forma di caccia programmata nelle aree colpite dal virus.
Questa eventualità potrebbe essere confermata nella nuova ordinanza commissariale, che dovrebbe uscire a giorni. Fidc Piemonte si sta muovendo con il Ministero, suggerendo azioni parlamentari per modificare o rendere possibile un’azione di maggior efficacia di lotta alla malattia. "Senza una revisione profonda delle normative di base diventa poi difficile trovare soluzioni praticabili diverse dalle vigenti sia a livello Commissariale che a livello regionale" osserva l'associazione piemontese.
Si segnala in particolare l'iniziativa di alcuni parlamentari che propone: "…. a prevedere, per effettuare il prelievo del cinghiale, l’aumento numerico dei soggetti i quali possano essere autorizzati anche con l’utilizzo dei mezzi ausiliari, quali ad esempio i cani, al fine del contenimento della diffusione e il contrasto della Psa nonché della proliferazione della popolazione di cinghiali".