Trasformare da problema a risorsa la questione fauna selvatica, con benefici per il territorio e per gli agricoltori, attraverso una gestione attenta che valorizzi anche la filiera della carne proveniente dagli animali selvatici con l'obbiettivo di preservare l'agricoltura e di valorizzare le riserve naturali. Su questo tema sabato 13 maggio si è tenuto un incontro organizzato da Confagricoltura Umbria ed EPS (Ente Produttori Selvaggina), durante il quale sono stati approfonditi questi temi nell'ambito delle iniziative previste per il Caccia Village, evento che si è svolto dal 12 al 14 maggio presso Umbriafiere di Bastia Umbra.
Presente il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Oltre a Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria, e a Marco Caprai, componente della giunta nazionale di Confagricoltura, sono intervenuti anche Roberto Morroni, assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, e Riccardo Primi dell’Università della Tuscia. A moderare è stato Marco Franolich, direttore EPS. Nello stand istituzionale, anche la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.
“A volte qualcuno descrive un contrasto tra agricoltura e mondo venatorio – ha affermato il ministro Lollobrigida – invece qui c’è un simbolo di integrazione, un modo per riuscire a produrre e mettere al centro la sostenibilità ambientale coniugandola con quella economica, per permettere alle nostre aziende di restare in vita e all’ambiente di essere protetto da chi lo ama di più: da chi trae il proprio sostentamento dalla terra, e quindi la protegge, come gli agricoltori, e da chi come il cacciatore mantiene l’ecosistema in equilibrio. Per questo ci stiamo impegnando per affrontare le criticità, con gli ungulati che stanno facendo smettere di coltivare a moltissimi imprenditori agricoli, che devono cambiare mestiere perché si sono superati numeri che non possono essere razionalmente considerati in equilibrio con la presenza umana e delle attività produttive”.
L’incontro arriva dopo la recente presentazione del Manifesto di Confagricoltura ed EPS Umbria che ha l'obbiettivo di tutelare l’attività economica agrosilvopastorale dall’esplosione demografica della fauna selvatica anche attraverso la piena valorizzazione delle riserve venatorie. Si chiede la tutela del diritto di godimento del proprietario conduttore, dei frutti dei fondi rurali e forestali dei quali dispone.
“Oggi l’attenzione a questo tema, soprattutto nei riguardi del mondo agricolo, c’è ed è molto marcata - ha detto l’assessore regionale Morroni -. C’è anche reattività da parte del nuovo governo e del ministro, visto il piano di gestione in arrivo per un auspicato, drastico e rapido ridimensionamento di cinghiali anche nei nostri territori. Crediamo che un ruolo particolarmente significativo per far sì che questo problema diventi una risorsa lo si ha con la nascita della filiera, una filiera ben strutturata e che renda protagonista l’impresa agricola. Noi come Regione, anche grazie al confronto costante con il mondo agricolo e venatorio, stiamo facendo la nostra parte”.
Sulla gestione del territorio, anche per avere selvaggina migliore e come fonte di reddito, ha parlato infine Primi: “È opportuno che la fauna selvatica possa essere motore del rilancio dell’economia rurale soprattutto dell’alta collina. Ad esempio, sfruttando le risorse del Psr, con misure strutturali è possibile prevedere filiere della carne di selvaggina per favorire l’economia delle aziende agricole”.
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