Il presidente della Regione Calabria (nella sua veste di commissario ad acta della Sanità regionale), Roberto Occhiuto, ha istituito una "zona infetta" in 26 comuni della provincia di Reggio per contenere la diffusione della peste suina africana. Tra le diverse misure adottate c'è anche il divieto di esercitare l'attività venatoria, oltre all'uso della segnaletica, divieto di alimentazione e disturbo ai cinghiali, segnalazione di carcasse di cinghiali, e divieto di movimentazione di suini selvatici, di carne e prodotti derivati dai suini selvatici abbattuti nella zona infetta, e divieto di utilizzo di fieno e paglia prodotti nella zona infetta. La decisione è stata presa in seguito alla conferma di casi di peste suina africana in carcasse di cinghiali trovate in alcuni comuni.
"Non si comprende la forte discrasia con l’ordinanza nazionale del Commissario Caputo e si invita il Commissario ad acta Occhiuto a rivedere la posizione circa il totale divieto all’attività venatoria nei 26 comuni, peraltro in periodo di caccia chiusa, mancando oltre tre mesi all’apertura. Si sottolinea che questa decisione va in direzione opposta ai contenuti dell’ordinanza del Commissario nazionale che, in zona rossa (zona infetta e zona di restrizione parte II) consente le altre forme di caccia non collettiva alle specie diverse dal cinghiale" dichiarano le Associazioni Venatorie regionali riconosciute (Fidc, Anlc, Enalcaccia, Arci Caccia, Anuu, Italcaccia ed Eps).
"Gli interventi da mettere in campo - sottolineano le associazioni - richiedono l’impiego di un elevato “capitale umano” ed i cacciatori possono fare la differenza: 1°) nella ricerca delle carcasse, 2°) nell’affiancare le Istituzioni sanitarie preposte alla gestione dell’emergenza, nonché 3°) nelle delicate attività di depopolamento dei cinghiali.
Le associazioni chiedono un confronto urgente tra le associazioni di categoria e la Regione al fine di costruire le condizioni migliori per “fare rete”, ognuno per la propria parte. "Urge altresì la convocazione di un’assemblea dove delineare le azioni concrete da attuare sul campo al fine di scongiurare l’aggravamento dell’emergenza, ribandendo sin d’ora la pronta disponibilità del mondo venatorio a dare il proprio contributo costruttivo in termini di competenza, uomini e mezzi. Si evidenzia che, ciò che più conta in questo momento, è la salvaguardia del comparto economico agro-alimentare e suinicolo, a difesa delle aziende di un territorio già fortemente in crisi".
Si invitano dunque i dirigenti regionali a guardare con attenzione l’esperienza piemontese e ligure dove, a causa di un primo approccio eccessivamente burocratico, si è perso tempo preziosissimo per arginare il virus con gravi ripercussioni sul territorio.