Negli
Stati Uniti d'America la caccia al femminile è rappresentata da ben
2 milioni di cacciatrici. Proprio da un contesto così ben collaudato possiamo certamente trarre deduzioni utili anche ad una realtà ben più modesta ma altrettanto
forte e determinata come quella italiana.
Le donne cacciatrici, come ci spiega il libro americano Woman the hunter (di Mary Zeiss Stange, Paperback, Luglio 2008) sono la dimostrazione diretta che la caccia è un elemento imprescindibile della natura.
Da diversi campi dell'antropologia e della religione la donna è infatti considerata un'alleata della natura, e portatrice di una sensibilità molto più incline del maschio alla conservazione dell'ambiente. Per questo con l'affermazione delle donne, la caccia acquista molta più credibilità tanto da riuscire ad abbattere (è quello che in parte è successo in America) il connubio caccia = violenza radicato nella società moderna post industriale.
Questo secondo la scrittrice rappresenta un primo importante passo verso la piena consapevolezza della nostra inevitabile complicità nella vita e nella morte della fauna selvatica. La donna cacciatrice secondo la Stange abbatte i clichè sociali ed obbliga la società a rapportarsi con un tabù incentrato su stereotipi facili.
Quello che l'autrice infine mette in risalto è che la donna che non rifuita di partecipare ai cicli di natura della vita e morte, è certamente una delle ricette più sensate per una vita più sana sulla terra.