Più che abolire la caccia, i promotori del referendum abrogativo sembra vogliano tramortirci con bizzarrie di ogni genere. Si parte con la presentazione della campagna referendaria a gennaio 2023, con una conferenza stampa alla Camera a dir poco imbarazzante per la quantità di concetti strampalati spacciati per verità (come i fagiani pungolati con i coltelli dai cacciatori e altre astrusità).
Di questi giorni la bravata del comitato “Ora Referendum contro la caccia” che ha tentato un inutile colpaccio, millantando con note altisonanti inviate ai comuni (diversi quelli che hanno abboccato) di aver ottenuto una proroga per raggiungere l'obbiettivo delle 500 mila firme, un mese oltre il termine del 15 luglio stabilito dalla legge. Abbiamo poi scoperto come sia bastato un giro di telefonate negli alti piani per far emergere che si è trattata di un'iniziativa unilaterale, non suffragata da alcun provvedimento ufficiale. La domanda rimane: perchè? Come una falsa proroga avrebbe potuto aiutare la causa? Non si sa e nessuno sui canali degli attivisti lo spiega.
Quello che è certo è che ad oggi Cadapa (Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente) ammette la raccolta di circa 3 mila firme, almeno questo è ciò che risulta sul loro sito, sul quale si può accedere a due raccolte firme differenti, una per il quesito che propone l'abolizione totale della caccia in Italia (attraverso l'abrogazione di diversi articoli della legge 157), l'altro che propone di vietare l'accesso alla proprietà privata da parte dei cacciatori (abrogazione parziale 842 del codice civile).
Ma attenzione, le campagne referendarie sono due, e sono differenti. Il Movimento “Ora Referendum contro la caccia”, che abbiamo citato prima, sul proprio sito rimanda ad altri quesiti. Uno propone l'abrogazione dell'art. 19 Ter (Disposizioni di Coordinamento e transitorie del codice penale) e l'altro chiede anche qui l'abrogazione dell'articolo 842 del Codice Civile.
Altra stranezza: mentre il comitato Cadapa, supportato anche dal Movimento 5 Stelle, dalla Lav e da altre organizzazioni, precisa che al momento della firma è gradita una donazione ma che non è obbligatoria, il secondo gruppo di animalisti avvisa invece che dato che lo Stato chiede 1,5 euro per ogni firma "se non avete pagato le vostre firme non saranno purtroppo valide". Emblematica la chiusa, di questo avviso: "c'è molta confusione, voluta, ovviamente!!!". Ce ne eravamo accorti. Viva la caccia e se questi sono i nostri avversari, riteniamoci fortunati.
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