"Mentre, in un comunicato congiunto del Ministro italiano all'Agricoltura Lollobrigida e del collega francese Fesneau hanno concordato di incrementare i livelli di cooperazione tra i due Paesi con l'obiettivo di prevenire la diffusione della peste suina africana e la diffusione di un virus che minaccia la filiera suina al di fuori delle zone infettate, i soliti animalisti tornano a chiedere limitazioni, restrizioni e anche la chiusura dell’attività venatoria". E' quanto scrive il Presidente Anlc Paolo Sparvoli in merito a recenti richieste di divieto di caccia avanzate dalle associazioni animaliste per le zone soggette al contagio Psa.
Sparvoli sostiene che la soluzione più logica, più efficace e più economica sia quella di isolare gli allevamenti con l’installazione di recinti veri per evitare qualsiasi forma di contatto diretto o indiretto. "Recinti che potrebbero essere di dimensioni contenute, facilmente monitorabili e con accessi che dovrebbero avvenire solo dopo una attenta e rigorosissima disinfezione attuata con passaggi obbligati nei quali sia gli operatori che i mezzi possano essere adeguatamente disinfettati e sterilizzati in modo da evitare l’involontario trasporto del virus all’interno delle zone critiche".
Una soluzione che ritiene "più efficace e infinitamente meno dispendiosa della costruzione degli enormi recinti che abbiamo visto installare tra Piemonte e Liguria". Al tempo stesso, evidenzia, "così come è stato fatto con successo in altri Paesi europei, non solo la caccia non dovrebbe essere chiusa ma addirittura incentivata, utilizzando quella formidabile forza rappresentata dai cinghialai italiani che potrebbero rappresentare uno strumento di controllo e contenimento di una specie che è ormai totalmente fuori controllo".
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