Il direttore nazionale dell’Ente Produttori Selvaggina Marco Franolich, con un articolo pubblicato sull'ultimo numero di Mondo Agricolo online, interviene sul Piano straordinario quinquennale per la gestione e il contenimento della fauna selvatica disposto dai ministri Picchetto Fratin e Lollobrigida in attuazione delle modifiche introdotte alla legge 157/92 lo scorso dicembre. “Dal punto di vista operativo - osserva - le indicazioni sono ora nelle mani delle Regioni che, entro e non oltre 180 giorni, dovranno approvare i già menzionati piani o integrare quelli esistenti o in corso di approvazione in base alle previsioni contenute nel Piano straordinario”.
Franolich fa notare che la peculiarità del Piano è quella di fornire uno strumento programmatorio sia del contenimento numerico mediante abbattimento e cattura, sia delle attività di gestione. In esso, dice, sono “chiari i riferimenti al prelievo selettivo, come fattore prioritario e inderogabile che permette di intervenire in maniera mirata sugli individuiche, effettivamente, sono la causa delle problematiche riscontrate o sulle classi di sesso ed età che determinano la dinamica di una popolazione selvatica”.
Particolare attenzione, sottolinea, è data alla specie cinghiale. A causa dei focolai di Peste Suina, il Piano straordinario dovrà essere implementato coerentemente con la strategia di gestione di questa infezione virale (che colpisce i suini domestici e selvatici ma non è trasmissibile all’uomo) adottata dalle autorità sanitarie competenti, nonché con la relativa normativa vigente per la sua gestione. Sarà necessario, pertanto, attivare ed implementare la formazione del maggior numero di operatori possibili e fornire da parte loro un contributo di conoscenza sui rischi.
“ Tutto ciò - chiude - sarà possibile se in tempi brevi verranno uniformati i metodi per la raccolta e la verifica dei dati sulla gestione della specie e la loro informatizzazione. Da non dimenticare che la destinazione dei capi abbattuti verso una rete organizzativa che possa contare su filiere corte e riconducibili al territorio è un’opportunità da non sottovalutare per le nostre imprese”.
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