Arci Caccia fa sapere di aver inviato le proprie osservazioni sulle Proposte di Legge in materia di caccia depositate alla Camera dei Deputati. La XII Commissione a fine luglio ha infatti inviato alle Associazioni Venatorie le Proposte di Legge C. 1002 C.136 C.568 C.608 C. 167 per acquisirne i pareri. Questi i commenti di Arci Caccia:
"Proposta numero 136 a firma Bruzzone e altri.
Si precisa che alcuni passaggi sono già contenuti nel Piano di controllo nazionale sulla fauna selvatica. Inoltre la valutazione di incidenza è richiesta solo per le Regioni che non hanno i piani Faunistici approvati sul tema (si è già espresso con circolare il Ministero competente con nota inviata alle Regioni).
Proposta n. 608 Vaccari e altri
Si precisa che alcuni passaggi sono già contenuti nel Piano di controllo nazionale sulla fauna selvatica . Per quanto riguarda la parte relativa agli interventi diretti degli agricoltori, alcune Regioni hanno già disciplinato il tema dell’“autodifesa”. A tal proposito si riscontrano contraddizioni con gli interventi di uguale natura messi in campo contemporaneamente dalle ATC e dalle Regioni sempre nell’ ambito di attività riconducibili al controllo e non alla caccia. Si esprime piena condivisione rispetto alla proposta di esclusione dal campo di azione delle a normativa in materia di aiuti di Stato “de minimis” per le aziende agricole indennizzate per i danni da fauna selvatica. Evidenziamo come il percorso legislativo prospettato per la elaborazione dei provvedimenti di cui all’ art. 2 possa costituire un percorso valido e rispettoso della partecipazione di tutti onde evitare errori che porterebbero all’ inefficacia dei provvedimenti assunti.
Proposta n. 1002 Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia
Il contenuto pare del tutto superato dal Piano di controllo nazionale sulla fauna selvatica per cui le Regioni hanno 180 giorni per i provvedimenti di adeguamento dal data di approvazione.
Proposta 167
Riteniamo fuori dal nostro capo di interesse il trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni in quanto materia squisitamente giuridica con implicazioni forti anche livello comunitario.
Proposta 568 Caretta.
Si evidenzia che alcune regioni già hanno istituito e si avvalgono nella loro attività di osservatori regionali, in linea di principio quindi qualunque struttura si dedichi all’ aumento del patrimonio di dati scientificamente rilevanti a supporto delle decisioni delle Istituzioni competenti è da ritenersi positivo. Ma ravvisiamo che la formulazione proposta rischia di generare confusione e sovrapposizioni di competenza con ISPRA che mantiene e secondo noi a oggi non potrebbe essere diversamente per il complesso normativo e costituzionale esistente, un ruolo di coordinamento. Ci chiediamo: Come si esercita questo ruolo? Che esprime i pareri obbligatori anche se non vincolanti sui temi di interesse venatorio sicuramente oggetto dell’azione di coordinamento di ISPRA?
Considerazioni generali:
Buona parte delle proposte di cui sopra oltre a essere superate dalle normative successivamente adottate prendono spunto, anche in maniera lodevole dalla necessità di reagire a una emergenza che si sta determinando nel Paese relativa ai temi della gestione delle specie “dannose o invasive” e oggi, anche all’ emergenza sanitaria, con il diffondersi della Peste suina Africana, il tutto senza confrontarsi in maniera compiuta con l’ articolato complesso di norme e competenze in materia, già consolidate, col rischio di creare situazioni di difficoltà o addirittura, di blocco delle attività. Come accaduto per la modifica all’ art. 19 della Legge 152/97 frettolosamente introdotta, che poi ha richiesto l’approvazione del successivo Piano.
Quindi ribadiamo con forza che è fondamentale mettere in campo anche percorsi che possano prescindere dalla parola “straordinario” per elaborare in maniera organica un sistema ordinario, moderno e efficiente di gestione delle problematiche di più lunga prospettiva.
Evidenziamo anche che molte delle attività oggetto delle proposte inviate presuppongono campagne di monitoraggio e la raccolta di dati che necessitano di finanziamenti, e anche qui di una strategia generale, non risolvibile con il volontariato dei cacciatori.
Dal complesso delle proposte, che abbiamo analizzato e in generale dal dibattito in corso occorre avere chiaro che parliamo quasi e sempre di interventi di controllo e non di caccia in cui sono state create figure che possono essere ricondotte al mondo venatorio e non solo, la cui vaghezza di inquadramento, a oggi ci preoccupa, andiamo dai cacciatori professionisti ai bioregolatori, tutti accompagnati da adeguati percorsi formativi che sul territorio sono i più diversi, anche con costi e programmi formativi differenti. Anche in questo campo occorrerà non generare confusione.
In alcune proposte emerge la volontà di un passaggio importante di competenze dallo Stato alle Regioni, anche qui registriamo poca chiarezza. il complesso delle norme esistenti fin Anche la recente modifica costituzionale degli art.9 e 41 hanno ribadito il ruolo dello Stato sui temi di interesse dei provvedimenti di cui sopra soprattutto in materia di biodiversità e specie cacciabili come per altro, si evince anche dal complesso delle normative europee, riteniamo che vada valutato con attenzione ogni processo di regionalizzazione o collocazione in altro alveo delle funzioni di cui sopra.
Con queste brevi considerazioni, visti anche i tempi ristretti, oltre ai temi specifici sollecitiamo l’ apertura di un dibattito complessivo che veda le tematiche generali della gestione venatoria inquadrate nel quadro generale della gestione del territorio in una chiave non emergenziale ma di prospettiva. Per fare questo occorrerà anche decidere i luoghi e i tempi di questo confronto che necessariamente dovrà assicurare pluralismo e rappresentanza a tutti gli attori coinvolti oltre che il corretto inquadramento istituzionale".
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