Scrive in una nota di oggi la Libera Caccia: "Ormai è diventato un vezzo, una piacevole abitudine per qualche giornalista facilone che sa perfettamente quale sia il potere mediatico della parola “cacciatore”. Ebbene, tanto per essere chiari, mettendo i puntini sulle i, lo sciagurato uccisore dell’orsa Amarena è un “ex” cacciatore, uno che, per l’esattezza, non ha più la licenza di caccia da oltre 15 anni. Quindi, per favore, tutti coloro che si sono affrettati a mettere la solita etichetta dovrebbero sentire il dovere morale di fare una precisazione, identificando il colpevole con altri appellativi ma non con quello di “cacciatore”. Indignazione anche da Arci Caccia, che ha subito dichiarato l'intenzione di costituirsi parte civile nel processo contro il responsabile del gesto.
Bisognerebbe anche chiarire che l'uomo che ha esploso il colpo fatale in direzione dell'orsa ha dichiarato all'Ansa di essersi subito pentito, avendo egli stesso chiamato i Carabinieri, che ha atteso sul posto. Si è consegnato alla giustizia, dunque, capendo di averla fatta grossa, anche se avrebbe sparato per paura, avendo visto l'orso nella sua proprietà, senza l'intenzione di ucciderlo. Ad ogni modo non si è sottratto alla propria responsabilità, anche se non è bastato. Ha infatti aggiunto di essere bersaglio di un continuo attacco degli animalisti, che stanno riversando su di lui e sulla sua famiglia tutto il loro odio, con tanto di minacce di morte che sono arrivate fino alla sua abitazione. "Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate di morte e messaggi".
Si tratta di un 56enne del posto, di cui a nostro avviso non è giusto dare le generalità. Sarà giudicato per il reato commesso, il resto purtroppo è la solita dimostrazione di come in Italia un equilibrio su questi temi non esista ormai più e sia stato soppiantato del tutto da reazioni scomposte e istintive. Non dimentichiamo che quando ad uccidere (un uomo!) è stato un orso, pochi mesi fa in Trentino, paradossalmente è scattata la difesa ad oltranza dell'orso stesso, che secondo quelli che oggi attaccano in toto tutti i cacciatori (non capendo che c'è una enorme differenza con il bracconiere che ha sparato), non doveva essere né ucciso né catturato, anche se innegabilmente ormai costituiva un pericolo pubblico conclamato. L'attacco ovviamente è strumentale e fa gioco a chi sta già raccogliendo firme e tentando in tutti i modi di interrompere la stagione venatoria appena avviata.
Quando l'animalismo raggiunge questi livelli di intransigenza e irrazionalità purtroppo c'è poco da aggiungere. Non sarebbe male un po' di spirito critico nei confronti di queste visioni distorte da parte di chi è chiamato per professione ad esaminare i fatti e a restituirli, in forma di articoli di approfondimento, all'opinione pubblica (magari riflettendo sulle azioni fin qui intraprese dal Parco a protezione dell'orso, sempre più confidente e sempre più portato ad uscire dai confini alla ricerca di cibo), anzichè continuare a fomentarne gli istinti più beceri.
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