Nella provincia di Reggio Calabria, i cacciatori esprimono preoccupazione e frustrazione per le misure adottate per contrastare la Peste Suina Africana (Psa), che, di fatto, determinano l'impossibilità di poter effettuare l'attività venatoria.
L'associazione Pro cinghiale Calabria, che rappresenta varie squadre di cacciatori di cinghiali nella regione, si è riunita per discutere la situazione sei mesi dopo l'inizio dell'emergenza Psa. I cacciatori segnalano mancanza di chiarezza sul momento in cui potranno intervenire per contrastare la Psa, nonostante il crescente numero di cinghiali nelle aree urbane. Si lamentano anche del breve preavviso e delle distanze per i corsi di abilitazione necessari per il controllo dei cinghiali, che rendono difficile la partecipazione per motivi lavorativi e logistici.
Il presidente della Pro cinghiale Calabria, Rocco Esposito, ha sottolineato che, nonostante le rassicurazioni sul coinvolgimento attivo dei cacciatori nel contrasto all'emergenza, la caccia continua a rimanere sospesa. I cacciatori richiedono chiarezza sugli interventi da effettuare e le misure sanitarie previste.
Esposito ha anche evidenziato i danni all'agricoltura causati dalla proliferazione dei cinghiali. I cacciatori, indignati per la situazione attuale, chiedono un piano definito che delinei tempi e modalità di intervento per affrontare la Psa. Avvertono che, se ciò non avverrà presto, potrebbero ritirare il loro sostegno alle misure.
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