Avevamo volutamente evitato di parlare della stucchevole notizia del cervo cacciato nel bellunese finita su tutti i giornali durante lo scorso fine settimana. Voi direte, e che notizia è dato che di cervi ne vengono uccisi quotidianamente perfino nei Parchi anche solo per preservare i delicati equilibri del bosco? La notizia risiede nel fatto che questo cervo si chiamava Bambotto. E come il nome suggerisce, era un cervo estremamente confidente. Al punto da avvicinarsi ai passanti e prendere il cibo dalle mani. Come ricorda un indignatissimo Massimo Gramellini, volto noto della tv e giornalista blasonato, nel suo caffè sul Corriere della Sera.
L’indignazione Gramellini la riserva però al cacciatore di turno (e con lui a tutta la categoria), e non certo a chi, nutrendo deliberatamente un esemplare di fauna selvatica, lo ha di fatto condannato ad una morte prematura, privandolo di quella naturale diffidenza che forse gli avrebbe resa salva la vita. Stiamo parlando di un comportamento profondamente sbagliato (basterebbe intendersene un minimo o informarsi) ma anche sanzionabile, costituendo di fatto un reato giustamente punito dalla legge. Ovviamente Gramellini e i vari commentatori che si sono strappati le vesti pur di portare a galla l’estrema indignazione di chi a Bambotto voleva bene, non hanno accennato minimamente a questo dettaglio non certo trascurabile.
La disamina di Massimo Gramellini, melensa e concitata, attribuisce al cacciatore cattiveria e aggressività, elementi esplicitati durante lo sparo, che ora, dice, gli si ritorcono contro sotto forma di minacce di morte dal web. Secondo il giornalista bisognerebbe però prendersela con la legge. “A me - scrive - fa rabbia la norma che permette di cacciare un animale che il nostro immaginario ha da tempo addomesticato”.
Il che significa che la ratio di una legge non dovrebbe essere, come essenzialmente è, quello di bilanciare in maniera anche scientifica, gli interessi ambientali, economici e sociali, ma, forse, consultare l’immaginario collettivo, per capire quale specie abbiamo disneyanamente deciso di umanizzare, per trattare i suoi individui come pupazzi vivi da guardare teneramente mentre gli porgiamo una bella carota comprata al supermercato.
Gramellini propone, in attesa di estendere il divieto di caccia a tutti gli animali, di iniziare almeno dal divieto di sparare ai “Bambotti”. Ovvero? I cervi trattati come bambolotti? O tutti i cervi? Anche quelli che, crescendo a dismisura, fanno danni e mettono in crisi intere foreste? Lo sa che il Parco dello Stelvio ha deciso di ridurre ad un terzo la popolazione esistente? E che anche a Belluno la popolazione dei cervi è stata oggetto di un'intensa attività di abbattimento a causa dei pericoli per la biodiversità? La vita selvatica è un pelino più complessa di come la immagina Gramellini.
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