Ben lieti che altri si uniscano alla nostra battaglia di civiltà contro squallide strumentalizzazioni, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato di Libera Caccia:
La “gentilissima” signora Casprini, portavoce di una spettrale associazione anticaccia è tornata a far sentire la sua funerea voce.
All’indomani di uno dei rari incidenti verificatisi con il fucile, la benemerita Associazione Vittime della caccia è infatti tornata a battere la sua lugubre grancassa mediatica per dimostrare l’indimostrabile teoria che se non ci fossero i fucili da caccia non ci sarebbero né incidenti, né morti ammazzati.
Da troppi anni la signora specula con disgustoso cinismo su qualche incidente e, con un gioco di prestigio rivoltante e inammissibile, alla fine dell’anno riempie il suo doloroso calderone con vittime di ogni tipo: dagli infartuati agli annegati, dai rapinati ai suicidi, a quelli che hanno avuto un incidente automobilistico; fino a quelli che sono caduti da una scala o sono stati uccisi per questioni di corna o di mafia. L’importante è che in tutti questi episodi luttuosi ci siano due costanti: il fucile da caccia o la licenza venatoria in tasca al morto.
Ora, a nostro avviso, è assolutamente legittimo essere contro la caccia ed è legittimo anche provare avversione per chi la pratica. Quello che, invece, non è assolutamente tollerabile, è che si speculi in maniera così squallida sul dolore altrui. E altrettanto intollerabile è che questa signora riesca anche a trovare dei sostenitori, più esaltati e fanatici di lei, che la spalleggiano su qualche blog, giustificando la sua metodologia, tanto sconclusionata quanto turpe.
Alcuni mesi fa la rubrica “Noi e loro”, curata da Mauro De Biagi su il Mese di Caccia, ha confutato le teorie farneticanti della signora Casprini, affrontandola proprio sul suo terreno preferito, quello della contabilità delle vittime. Ed è emersa un’altra verità...