L'on. Sergio Berlato, Deputato Italiano al Parlamento europeo e Presidente nazionale dell'Associazione per la Cultura Rurale, ha risposto ad un articolo pubblicato dal Giornale di Vicenza il 11 novembre dal titolo Maxi giro di vite al bracconaggio. Fioccano denunce.
L'articolo suggerisce la possibile scoperta di un illecito giro d'affari che coinvolge i cacciatori vicentini nella compravendita di richiami vivi. Tuttavia, secondo Berlato, i cacciatori stessi sono le vittime di questa situazione. Afferma che l'unico modo per acquistare richiami, dato che gli impianti di cattura non sono più attivi, è rivolgersi a rivenditori autorizzati, che forniscono regolari ricevute e attestazioni sulla legittima provenienza dei richiami vivi.
L'europarlamentare di Fratelli d'Italia sostiene che i cacciatori onesti, che hanno agito in buona fede acquistando da rivenditori autorizzati, non dovrebbero essere considerati "bracconieri". L'ipotesi avanzata è che alcuni rivenditori potrebbero aver contraffatto gli anelli inamovibili e la documentazione di provenienza prima di vendere i richiami vivi agli acquirenti ignari. In tal caso, Berlato sottolinea che la colpa dovrebbe ricadere sui rivenditori, non sugli onesti cittadini.
Berlato solleva anche dubbi sulle recenti denunce riguardanti l'esercizio di attività venatoria in appostamenti precari, che sono però previsti dalla legge regionale n. 50/93 del Veneto, approvata nel 2015 e non impugnata. A questo proposito l'eurodeputato si chiede se gli organi di controllo abbiano commesso omissioni d'ufficio dal 2015 al 2023 o se stiano ora compiendo abusi d'ufficio, poiché le denunce sono emerse solo nel 2023.
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