Arrivano le prime considerazioni, datate 30 ottobre, da parte di Walter Sassi sul sito AnuuMigratoristi rispetto alla situazione del passo migratorio relativo alla stagione 2023-24, che testimonia con osservazioni sul campo, come le consistenze di alcuni attesissimi uccelli migratori, turdidi su tutti, sono state influenzate dalle avverse condizioni meteo.
"Secondo gli ornitologi - scrive infatti Sassi - sembra che le specie locali abbiano subito un calo numerico a causa dal fatto che tre anni fa una primavera molto fredda ha comportato la perdita della prima covata, l’anno scorso invece una estate caldissima e secca ha fatto diminuire drasticamente il numero di larve e bruchi degli insetti con conseguente riduzione del successo riproduttivo e non da ultimo, quest’anno, una serie di fortissime grandinate potrebbe aver compromesso l’esistenza di alcuni individui. Agosto è stato caratterizzato da un’ampia ondulazione delle temperature, che sono passate da una fase sotto media per poi passare dalla seconda e terza decade a un’intensa ondata di calore, terminata con l’arrivo di un fronte di aria polare marittima che ha poi generato forti temporali con intense precipitazioni particolarmente abbondanti al nord e in Toscana. Il passo, si sa, inizia con le prime partenze delle specie nidificanti sul territorio come i Rondoni che segnano, dopo i primi temporali agostani, la fine della loro stagione riproduttiva. In questo contesto estivo, come avviene di consueto, vi si aggiungono le partenze delle prime specie transahariane come la Balia nera che già dalla prima decade del mese estivo appare dal nord Europa accompagnata, tanto per citarne alcuni, dai vari Luì, dal Beccafico, dal Codirosso, dalla Bigiarella. Va sottolineato che la migrazione di molte specie transahariane, fatta eccezione per Culbianco e Stiaccino, da agosto a settembre è andata bene. Quest’anno la Balia nera è stata presente in ottimo numero in particolare dalla seconda decade di agosto sino la terza di settembre. Interessante anche la presenza del Prispolone apparso dai primi del mese di agosto con punte di presenza nelle date appartenenti alla seconda e terza decade di settembre, soprattutto dal 12 al 20. Si è inoltre notata una sua inusuale presenza al nord anche nell’ultima decade del mese di ottobre. Sottotono il Codirosso e il Pigliamosche, quest’ultimo da tempo è scarso sul territorio. Stessa cosa succede per il Balestruccio che, da tempo, appare poco numeroso come nidificante e lo si osserva numericamente abbondante, localmente e solo durante la migrazione quando gruppi numerosi si radunano alla ricerca di cibo. Ad agosto si muovono anche i primi limicoli e nei territori a loro congeniali si possono osservare i vari Piro piro, Pantane e Piovanelli. Il mese di settembre è stato caldo, con temperature superiori ai valori degli ultimi decenni mentre, a livello pluviometrico, è stato in linea con la media.
Sebbene il mese trapassi nell’autunno, le temperature sono state al di sopra della norma sino alla terza decade di ottobre. Questa situazione ha rallentato la migrazione. E mentre i primi Tordi arrivavano dalla Svizzera francese nella penisola Iberica attraverso i valichi dei Pirenei, al nord della nostra penisola si avevano notizie dei primi movimenti del turdide in alta montagna sino alla prima apparizione di contingenti probabilmente appartenenti a soggetti nati nelle zone limitrofe in movimento già nella prima decade del mese. Nelle decadi successive, si aggiungeranno i soggetti che daranno atto alla prima furia avvenuta tra le date del 27 e 28 settembre. A fine di questo mese, si muovono i primi Lucherini in modo più o meno numeroso e con loro i numerosi Colombacci e Fringuelli. Nelle campagne verso la fine del mese appaiono le prime Pispole. Nelle zone umide si osservano alcuni anatidi come Alzavola e Moriglione unitamente ai primi Beccaccini, mentre i limicoli aumentano la loro presenza. Sempre in settembre, al centro del Belpaese viene segnalato un buon numero di Tortore selvatiche.
Siamo così ad ottobre e qui va detto come le temperature sopra la norma abbiano influenzato in modo alquanto inusuale un mese che solitamente siamo abituati a vedere come l’inizio dell’autunno vero e proprio con tutte le sue sfaccettature. Si è quindi entrati, anche se in modo non del tutto continuativo, nel vivo della migrazione. Aumentano i Pettirossi e i Colombacci si osservano da nord a sud in modo consistente: questi ultimi hanno mostrato giornate di movimento migratorio intensissimo, con passaggio di contingenti veramente considerevoli, anche se spesso a notevole altezza, sia sul versante adriatico che su quello tirrenico. Quest’anno è stato interessante notare il buon numero di Luì piccolo osservati che accompagnano il passo dei bottacci che, nelle giornate che vanno dal 9 al 12 ottobre, con particolare attenzione a quest’ultima data, sono stati osservati in modo importante in varie parti d’Italia dando origine alla seconda furia del passo. Al nord proprio in questi giorni sono stati avvistati i primi Tordi sasselli. Gli stessi avevano già fatto registrare un buon movimento nell’Europa centrale e in Slovenia nella terza decade di settembre. Tornando a ottobre, i sasselli sono stati osservati anche in centro Italia. A loro, al nord e in media collina, oltre che in Appennino settentrionale, si aggiungono le prime Cesene avvistate alla fine della seconda decade. E mentre Lucherini e Fringuelli si fanno più numerosi, in questo autunno 2023 arrivano le prime Peppole che lo scorso anno erano state assenti.
A proposito di assenze o comunque di numeri poco incisivi, quest’autunno va sottolineata la scarsa presenza dello Spioncello in campagna e del Frosone, quest’ultimo ormai da alcuni anni poco presente alle nostre latitudini. Per quanto riguarda il Merlo, se ne sottolinea una presenza scarsa e molto localizzata. Idem si può dire della Tordela e della Capinera, osservate con numeri sotto la media. Sempre in buon numero, invece, lo Storno. Nella seconda decade appaiono le prime Passere scopaiole, mentre nella terza decade, in alcune zone, si osservano Cince more e Fanelli. Sulla Beccaccia si può aggiungere solamente che giunti alla fine del mese non sono ancora pervenute tante osservazioni. Le prime Beccacce di passo al nord in alta collina vengono segnalate nella prima decade di ottobre, mentre nelle zone appenniniche settentrionali e centrali dopo il 25. Anche per l’Allodola non sembra un autunno degno di nota e non vi sono da evidenziare date particolarmente importanti di sua presenza.
Il mese di ottobre si conclude con l’arrivo di una forte perturbazione che avrà il suo culmine al nord e centro Italia, soprattutto lato tirrenico, in avvio giorni di novembre, causando una grave inondazione in Toscana e forti mareggiate sulle coste del mar Ligure e alto Adriatico con ingenti danni. Tale situazione potrebbe essere un negativo preludio per il proseguimento della migrazione. Interessante rilevare come i forti venti di scirocco, quasi costantemente presenti nelle regioni meridionali per buona parte del mese di ottobre, non sembrino aver influenzato negativamente il passaggio di migratori comuni come il Tordo bottaccio, che si è mostrato abbondante in particolare nelle regioni del versante ionico e adriatico.
Concludendo, è ovvio ricordare che l’analisi della migrazione qui rappresentata a livello medio nazionale apparirebbe strana a coloro che nelle zone meno vocate al fenomeno hanno visto poco, se non addirittura nulla, ma le osservazioni e i dati raccolti segnano fortunatamente ancora un buon passaggio dell’avifauna sul territorio. È il comportamento curioso dei nostri amici alati che interessa gli studiosi e tutti gli appassionati perché, come si sta osservando soprattutto in questi ultimi anni, i fenomeni legati alla meteorologa stanno cambiando le abitudini migratorie. “Stare sul campo” è molto importante per analizzare questo fenomeno sempre difficile da capire e conoscere a fondo".