Come di consueto, con la ripresa degli abbattimenti si riattivano anche le polemiche degli animalisti per le sorti dei mufloni all’Isola del Giglio. Specie, ricordiamolo, invasiva da eradicare.
Dopo la protesta delle associazioni Vitadacani, Rete dei Santuari di Animali Liberi e Centro Recupero Ricci La Ninna, le quali si dicono pronte a denunciare la Regione Toscana “per disastro ambientale”, risponde sul quotidiano La Nazione, il Presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri. "Si tratta di normale caccia fuori dal territorio del parco stesso" scrive, riguardo all’abbattimento di 19 esemplari da parte dei cacciatori autorizzati.
Sammuri sottolinea che "la caccia al muflone all’Isola del Giglio è aperta dal 15 ottobre a metà marzo”. “Per quanto riguarda la denuncia - scrive Sammuri -, il Pm ha chiesto l’archiviazione perché il fatto non sussiste, l’udienza del giudice è prevista a marzo”. Il Parco ricorda anche che il progetto Life Letsgo Giglio, che prevede l’eradicazione del muflone (anche grazie alla collaborazione con i cacciatori) sta andando verso la conclusione. “Sono rimasti pochi mufloni - spiega Sammuri -, ne abbiamo portati via quasi 50 vivi in accordo con le associazioni. L’Ispra ha dato il parere favorevole all’eradicazione”.
Anche in questa occasione gli animalisti sono tornati a citare uno studio che secondo loro dimostrerebbe l’appartenenza dei mufloni del Giglio ad un antico ceppo genetico sardo da tutelare. Peccato che le cose non stiano esattamente così. Essendo le immissioni di mufloni relativamente molto recenti, le eventuali diversità genetiche non hanno alcuna rilevanza in termini conservazionistici. A sostenerlo, oltre ad Ispra, ci sono diversi accademici ed esperti faunisti, che lo scorso anno si schierarono a favore dell’eradicazione e quindi dell’abbattimento.
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