L'Azienda Unità Sanitaria Locale (Ausl) di Parma ha confermato un caso di Peste Suina Africana (PSA) in un cinghiale selvatico trovato morto nel comune di Tornolo, provincia di Parma, da un cacciatore. Si tratta del primo caso confermato nella provincia, dopo i casi precedentemente registrati nelle regioni circostanti e in provincia di Piacenza.
Il cinghiale è stato scoperto durante una battuta di ricerca attiva effettuata dall'Ambito Territoriale Caccia ATC 6, in collaborazione con l'Ausl di Parma. Il giorno successivo al ritrovamento, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna ha eseguito l'esame anatomo-patologico della carcassa, rilevando le lesioni tipiche della malattia. Il test successivo, effettuato dalla sezione di Modena, ha confermato il caso di PSA.
Il comune di Tornolo e altri confinanti con la Liguria erano già soggetti a misure straordinarie di sorveglianza, prevenzione e controllo della malattia, con restrizioni sull'attività venatoria, regolamentazione delle attività all'aperto e limitazioni delle movimentazioni dei suini allevati.
“Il ritrovamento di un caso positivo, seppur in una zona già sottoposta a restrizioni, e poco distante da quelli ritrovati in passato nel territorio ligure- affermano gli assessori regionali Alessio Mammi (Agricoltura e Caccia) e Raffaele Donini (Politiche per la Salute)- desta preoccupazione e necessita di grande attenzione per le gravi ripercussioni che potrebbe comportare una diffusione ad altre aree dell’Emilia-Romagna. Da due anni il virus è nel nostro Paese e la sua diffusione è elevata, come evidenziano i focolai lombardi e i ritrovamenti in tutta la penisola”.
“Siamo inoltre impegnati- proseguono Mammi e Donini- nel promuovere e sostenere l’attività delle polizie provinciali per l’attuazione dei piani di depopolamento della specie. In questi giorni è stata approvata la seconda tranche di finanziamenti alle Province per l’anno in corso, per complessivi 900 mila euro, parte dei quali destinati proprio alla riduzione dei cinghiali con l’obiettivo di ridurne in modo massivo la presenza sul territorio”.
“Siamo consapevoli, tuttavia, che tutto questo non è sufficiente per arginare un fenomeno che ha una portata nazionale, e che può mettere in pericolo le nostre produzioni di eccellenza- aggiungono-. Scriveremo nuovamente ai Ministri competenti per rimarcare la necessità di una strategia nazionale, con una catena di comando chiara, che preveda anche quanto necessario per derogare alle normative ordinarie nell’assegnazione dei servizi e adeguatamente finanziate”.
“Dobbiamo fare presto- chiudono Mammi e Donini- utilizzando misure straordinarie e necessarie perché gli strumenti ordinari non bastano più; per questo diamo piena disponibilità a collaborare con le istituzioni nazionali e la struttura commissariale. Chiediamo anche le risorse per agire con più incisività nella riduzione dei cinghiali, seguendo una strategia che abbiamo messo a punto assieme all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna. E con misure per sostenere un settore produttivo che inizia a subire i primi effetti dovuti alle restrizioni al commercio, in particolare con l’estero”.
Per agevolare la prevenzione, la Regione ha istituito un numero unico regionale (051.6092124) per segnalare immediatamente la presenza di carcasse di cinghiali. La collaborazione dei cittadini è cruciale per prevenire la diffusione della PSA.
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