Una recente analisi condotta sulla sopravvivenza dei fagiani allevati nel Regno Unito ha rivelato dati preoccupanti riguardo all'efficacia dei ripopolamenti con selvaggina di allevamento. Secondo lo studio, condotto nel contesto britannico dove annualmente vengono immessi circa 35 milioni di fagiani per scopi venatori, la resa dei ripopolamenti è scesa al di sotto del 35% rispetto al 50% registrato negli anni '60.
In particolare, solo il 15% dei fagiani immessi per ripopolamento riesce a sopravvivere fino alla stagione successiva. Le cause principali di mortalità sono attribuite alla predazione, con la volpe sospettata come uno dei principali predatori.
Ulteriori ricerche hanno evidenziato che i fagiani nati e allevati nell'ambiente selvatico presentano un tasso di sopravvivenza sette volte superiore rispetto a quelli di allevamento. Questi ultimi, infatti, mostrano una fitness inferiore a causa di fattori comportamentali, genetici e sanitari.
La sostituzione delle popolazioni selvatiche con quelle di allevamento ha anche impattato negativamente sulla riproduzione della specie. Studi condotti hanno mostrato che fino al 1990 il carniere dei fagiani presentava una stretta correlazione con la sopravvivenza estiva dei fagianotti selvatici. Tuttavia, dal 1990 in poi questa correlazione non è più stata riscontrata, indicando una quasi completa sostituzione delle popolazioni selvatiche con quelle di allevamento che non contribuiscono significativamente alla riproduzione naturale.
Gli esiti di questo studio sono esplicitati dal Dr. Francesco Santilli, responsabile degli Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali presso Federcaccia. Secondo il tecnico è necessario implementare la rete di Istituti faunistici gestiti attivamente, come le Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), per la conservazione e il prelievo responsabile della piccola selvaggina.
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