L'Associazione dei cacciatori danesi prende nettamente le distanze dalla proposta della Commissione europea di revocare alcune condizioni verdi per il sostegno all'agricoltura.
La Commissione infatti propone di eliminare il requisito che obbligava gli agricoltori a destinare il 4% dei terreni agricoli alla ripresa della selvaggina nobile (pernici, lepri, allodole, ecc.), dovendoli lasciare incolti. Il mese scorso sul tema ha ufficialmente adottato un regolamento che offre agli agricoltori europei un'esonero parziale dalla regola di condizionalità per i terreni lasciati a riposo, fino almeno a fine 2024.
Ma questa deroga potrebbe diventare definitiva. La PAC ha imposto a tutti gli agricoltori di riservare il 4% della superficie di fatturato alle "aree non produttive". Il cosiddetto requisito GLM 8, che deve, tra l’altro, contribuire a raggiungere l’obiettivo della Strategia dell’UE sulla biodiversità 2030, a cui tutti i paesi dell’UE hanno aderito, di invertire il declino degli uccelli delle praterie, ad esempio pernici, allodole e poiane, ecc. e impollinatori. Il fabbisogno GLM 8 può essere soddisfatto creando piccoli biotopi fino a 1 ettaro con fiori e impollinatori lasciati a maggese, sfalciando il maggese e i bordi dei campi. Tutte premure che potrebbero essere lasciate a semplici accordi volontari.
"Non ci sono stati miglioramenti attraverso i sistemi volontari che abbiamo provato negli ultimi decenni, quindi i requisiti minimi dell'UE sono imperativi. La Commissione europea ora si è sottratta a questa responsabilità", afferma il presidente dell'Associazione danese dei cacciatori, Claus Lind Christensen.
L'Associazione dei cacciatori danesi sollecita con forza il Parlamento europeo e il Consiglio a respingere questa misura. "Il percorso traballante mostrato dalla Commissione europea non è vantaggioso né per l'agricoltura né per la natura. Con questa decisione perdono tutti, ma soprattutto la selvaggina, che presto non avrà più alcun habitat", conclude Lind Christensen.
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