Riceviamo e pubblichiamo:
Organizzato da Federcaccia Nazionale presso la sede di Roma, si è svolto lo scorso martedì 26 marzo il seminario “PSA e Piano straordinario di depopolamento: esperienze e strategie di intervento”, rivolto ai dirigenti della Federazione e a quanti per il loro ruolo si confrontano con le tematiche gestionali e faunistiche e in vario modo coinvolti dalla emergenza sanitaria.
Intervenendo ai lavori, il Vice presidente nazionale e Presidente regionale Giuseppe Giordano ha avuto modo di confrontarsi direttamente con il Commissario straordinario alla PSA Dott. Vincenzo Caputo, ospite dei lavori, esponendo alcune considerazioni e richieste specifiche sul tema e sul Piano di eradicazione della PSA in Calabria e della relativa Circolare Operativa, che possono essere considerate delle priorità imprescindibili per sperare in una soluzione efficace del problema PSA nella regione e più in generale sul territorio nazionale.
In primo luogo, ha sottolineato la necessità di supplire alla carenza dei punti di raccolta delle carcasse, dei centri di sosta attrezzati e dei centri di lavorazione delle carni di selvaggina dislocati sul territorio in modo tale che siano fruibili dalle squadre e da tutti i cacciatori/bioregolatori impegnati nell’urgente depopolamento del cinghiale in primis sul territorio metropolitano di Reggio Calabria. Per la loro realizzazione il Presidente Giordano ha sollecitato la predisposizione di un adeguato investimento, considerati i costi, che non possono essere lasciati a carico delle squadre di caccia, tenuto conto delle dimensioni necessarie per lo stoccaggio delle carcasse in attesa di conoscere i risultati delle analisi sanitarie e delle specifiche dotazioni igieniche di prevenzione. A tal uopo ha sollecitato il Commissario all’adozione in Calabria delle già annunciate convenzioni tra la struttura Commissariale e gli AATTCC.
Giordano ha poi affrontato il delicato tema delle zone di restrizione, chiedendo per il territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria la revoca dell’attuale Zona di restrizione III e la sua riclassificazione in parte in Zona II e in parte in Zona I, a seconda del rischio e dell’andamento epidemiologico nei singoli Comuni. Ed in attesa degli atti necessari, ha chiesto l’immediata modifica del Piano di Eradicazione approvato con il DCA 33 del 6 febbraio u.s., estendendo nella zona III le attività di depopolamento consentite in zona II, come peraltro contemplato dall’Ordinanza 5 del Commissario Nazionale PSA.
Nelle Zone di restrizione II e III, fino a non meno di 10 Km dal confine con Zona I, date le previsioni già contenute nell’Ordinanza 5 e soprattutto, considerate, la particolare morfologia del territorio e l’attuale organizzazione delle squadre di caccia al cinghiale, che sono l’asse portante per qualsiasi attività concreta di depopolamento della specie, appare indispensabile attivare quanto prima almeno le cosiddette “battute o mini-battute”, ovvero una forma di prelievo intermedia tra la braccata vera e propria e la girata. “Ciò consentirebbe – ha sottolineato il Presidente regionale – anche di valorizzare i cani specializzati per la caccia al cinghiale, evitando che tale patrimonio, su cui le squadre hanno investito decine di migliaia di euro ognuna, venga dissipato, depotenziando irreparabilmente la loro operatività sul terreno, così come purtroppo è già avvenuto ad esempio nella zona infetta in Liguria. Fondamentale è poi la concessione di consentire l’autoconsumo controllato dei capi abbattuti in Zona di restrizione II/III. Anche questa richiesta si basa sull’esperienza acquisita in Liguria poiché i cacciatori/bioregolatori possono essere in tal modo maggiormente motivati nelle attività di depopolamento del cinghiale, evitando la termo-distruzione o l’interramento delle carcasse, con lo sciupio di una pur sempre risorsa che può invece essere “valorizzata”.
Sia pure con tutte le precauzioni del caso occorre che le modalità operative possano essere ricondotte a forme di prelievo già consolidate, altrimenti si rischia, come più volte paventato, un vero e proprio fallimento degli obiettivi”.
Sempre allo scopo di sostenere l’attività delle squadre e potenziare il depopolamento della specie cinghiale, alla Regione Calabria, Giordano ha avanzato la richiesta di promuovere e sostenere la nascita di una filiera pubblica delle carni di cinghiale bene organizzata, opportunamente dislocata sul territorio e potenzialmente attrattiva per il conferimento delle carcasse.
Altro punto toccato è l’altrettanto urgente azione di depopolamento nell’area di competenza dell’Ente Parco dell’Aspromonte, rispetto al quale di fatto non si hanno notizie dell’avvio attività.
In considerazione della dislocazione geografica del Parco e della sua notevole estensione, la mancata attivazione porrebbe sistematicamente a rischio l’efficacia degli interventi anche all’esterno dell’area protetta. Si chiede pertanto alle Autorità competenti di verificare ed intervenire affinché gli obiettivi del Piano di depopolamento abbiano concrete possibilità di riuscita” ha concluso.
Successivamente all’incontro con il Commissario straordinario, Federcaccia Calabria ha provveduto a inviare una ulteriore nota, reiterante, le sopra espresse proposte, alla Regione Calabria e a tutti gli Assessorati ed ai Dipartimenti regionali competenti, assicurando nell’occasione la piena e costruttiva collaborazione dell’Associazione.
Ufficio Stampa FIDC Calabria