Contro la proposta di legge Bruzzone, che oggi, martedì 9 aprile riprende il suo corso in Commissione, Il fatto quotidiano ha organizzato una raccolta firme dal titolo "Caccia, no alla legge spara-tutto della Lega: il Parlamento la fermi", a cui hanno aderito 16 organizzazioni ambientaliste e animaliste (tra cui le grandi Wwf, Lav, Lipu, Enpa e Legambiente) che ha raggiunto ad oggi oltre 45 mila firme. Ovviamente nel testo della petizione si usano termini esasperati, assolutamente fuori fuoco rispetto ai contenuti della riforma in discussione.
Chiunque, non conoscendo la proposta e i contenuti della legge penserebbe male di fronte a questo testo: "Caccia libera su tutto il territorio nazionale, sette giorni su sette (dunque cancellando i due giorni di silenzio venatorio) per più di cinque mesi, durante i quali non sarà mai garantita la sicurezza per escursionisti e amanti della natura. Caccia in tutte le forme consentite, persino coi visori termici, riduzione delle già ridicole sanzioni contro chi spara in periodi vietati e nei terreni privati vietati alla caccia".
Come minimo che ogni cacciatore, passasse la proposta, sarà autorizzato a far quello che gli pare, sparacchiando qua e là (caccia libera), ovunque, con qualsiasi mezzo e a qualsiasi specie. Di fronte ad uscite di questo tenore, rappresentando la posizione dei propri avversari come un vero scempio della legge e della natura, è facilissimo raccogliere consensi. Chiunque, non informato, è portato ad aderire.
In realtà la caccia non diventerebbe in nessun modo "libera", essendo sottoposta, anche a seguito di queste modifiche, alle ovvie prescrizioni di legge, che non verrebbe intaccata nel suo impianto a tutela della fauna. A cominciare da calendari ben definiti suddivisi per specie (che non devono mai essere in condizioni di sofferenza) e con tempi precisi. Cambierebbe la scelta in mano alle regioni di modulare le giornate di prelievo venatorio sui diversi giorni della settimana, eliminando il divieto fisso su due giorni, che tra l'altro non esiste in quasi alcun altro paese Ue.
Non si capisce poi come mai, parallelamente, la Lipu abbia lanciato un'altra petizione sul proprio sito. Strano anche che per firmare non serva altro che nome, cognome e indirizzo mail e che l'invio della propria firma risulti valido - a giudicare dal messaggio di conferma - anche inserendo in tutti e tre i campi, dati falsi. Se i conteggi verranno fatti in questo modo, i numeri saranno assolutamente irrilevanti.
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