La Regione Friuli Venezia Giulia dichiara l'obbiettivo di riduzione entro l'anno di quasi 4 mila cinghiali per mettere in sicurezza i propri allevamenti suini dalla PSA. Uno scopo che si conta di raggiungere grazie alla collaborazione dei cacciatori, abilitati come bioregolatori, o, in estrema ratio attivando le forze militari, già in via di addestramento. L'esercito, spiega il direttore regionale del Servizio prevenzione, sicurezza alimentare, sanità pubblica e veterinaria, Manlio Palei, sarà infatti coinvolto "solo se i cacciatori non riusciranno a collaborare".
La Giunta ha presentato la delibera relativa al Piano di interventi urgenti da distribuire nel triennio che prevede la riduzione della densità sul territorio e la sorveglianza passiva delle carcasse rinvenute sul territorio. Sono state individuate tre zone non vocate alla presenza del cinghiale, con maggiore attenzione per le zone attorno all'area del San Daniele.
Ai distretti venatori viene richiesto di conteggiare mese per mese gli abbattimenti, fornendo i dati al Servizio caccia. Gli animali abbattuti, al fine di favorire la lavorazione delle carni anche per il circuito commerciale, saranno trattati nell’ex macello di San Daniele e in quelli delle aziende sanitarie, ovviamente a seguito di opportune analisi presso laboratori speciaizzati. Delle carni sarà garantita la tracciabilità, grazie ad un registro che tiene memoria di tutte le carcasse.
Il Piano prevede anche catture tramite gabbie posizionate dalle autorità. I cinghiali catturati potranno essere abbattuti subito dopo la cattura o trasferiti dopo sedazione nella sede della Protezione civile di Bertiolo e nell'ex macello di San Daniele, dove saranno sottoposti ad abbattimento trascorsi i tempi di sospensione per gli anestetici utilizzati, al fine di destinare le carni al consumo alimentare umano.