Come Veneziano, anche Gabriele Sperandio (Presidente di Arci Caccia Marche) si è dimesso dall’Ufficio di Presidenza nazionale dell’Arci Caccia e dalla carica di Responsabile del comitato scientifico. “Come ho contestato nella mia ultima presenza nell’organo di amministrazione - si legge nella lettera di irrevocabili dimissioni -, non condivido metodo e merito delle valutazioni rappresentate, in quella sede, in merito al ruolo del Comitato Scientifico, di cui avevo la responsabilità”.
Difendendo la posizione di Arci Caccia Marche sul Calendario Venatorio “ben diversa da quella in altre regioni” (per chi non ricorda l'associazione è stata criticata per il suo richiamo al rispetto delle indicazioni restrittive di Ispra e dei Key Concepts), Sperandio dichiara di non condividere il “continuare con l’assenza di comunicazione, subire appellativi di essere “mendaci” in “cosiddetta” Cabina di Regia, inseguire le posizioni anacronistiche e antiscientifiche di Fondazione UNA, le cui riunioni sono a noi secretate. Non voglio essere complice nel costruire una "brutta copia" di qualche altra Associazione Venatoria ben più grande di noi” scrive Sperandio.
L’ex responsabile scientifico di Arci Caccia parla di “mancanza di organizzativa collegiale”, di fallimento di “iniziative come quella in Coldiretti, “annunciata e mai fatta”, “l’aver ridotto a cose da telefonate e lettere secretate, la sconfitta per l’esclusione dal CTFVN”, “l’esclusione dagli ATC”, “una mancanza di una linea associativa chiara ed in linea con le idee che da sempre ci hanno contraddistinto da un mondo troppo demagogico, populista, che sta catapultando la caccia nell'annunciata fine".