Nell'esprimere solidarietà ai cacciatori francesi che, a seguito dello stop imposto dal Consiglio di Stato alla caccia tradizionale, hanno deciso di interrompere la caccia al cinghiale, l'Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC) sostiene che una risposta simile potrebbe essere necessaria anche in Italia.
Il presidente Paolo Sparvoli ha dichiarato che, se il clima punitivo e di criminalizzazione nei confronti dei cacciatori dovesse continuare, anche i cacciatori italiani potrebbero decidere di sospendere tutte le attività di controllo delle specie problematiche, inclusa la caccia al cinghiale, particolarmente rilevante data la minaccia della Peste Suina Africana.
La ANLC critica le restrizioni crescenti e le continue penalizzazioni imposte ai cacciatori italiani, sottolineando l'importanza del loro ruolo nella gestione delle popolazioni di cinghiali fuori controllo. Sparvoli allerta che "la Libera Caccia si farà portavoce all’interno del mondo venatorio di questo profondo malessere e si dichiara fin d’ora disponibile a seguire l’esempio degli amici francesi invitando i cacciatori italiani a disertare tutte le forme di monitoraggio e controllo delle specie problematiche, compreso il cinghiale, se le istituzioni, invece di assumere decisioni concrete e supportate dal mondo scientifico, continuassero a subire gli isterismi e i ricatti dell’estremismo animalista".