Negli scorsi giorni il Governo ha risposto all'interrogazione in Commissione Agricoltura presentata dal deputato Giandiego Gatta (Forza Italia) e dai colleghi De Palma, Nevi e Arruzzolo, sull'eccessiva proliferazione dei cinghiali in Puglia. Nell'interrogazione si fa presente che la regione conta una popolazione di 250.000 cinghiali, con danni agricoli superiori a 30 milioni di euro. In particolare, nei comuni di Castellaneta e Ginosa si sono verificati gravi incidenti stradali.
"In Puglia, le attività di abbattimento selettivo sono in ritardo, il periodo di caccia è troppo ristretto, la modalità di caccia utilizzata (tecnica dell'appostamento fisso) appaiono insufficienti e le aree di caccia eccessivamente limitate" segnala Gatta. Il deputato chiede al Governo se non ritenga di adottare ulteriori misure di competenza che consentano a agricoltori e allevatori pugliesi di difendere con ulteriori mezzi le proprie attività, anche in assenza di adeguati piani regionali straordinari di contenimento.
Questa la risposta dell Sottosegretario al Masaf Luigi D'Eramo:
La questione dell'eccessiva proliferazione di ungulati selvatici è da tempo all'attenzione delle Amministrazioni centrali e regionali.
Per fronteggiare tali problematiche, il Governo Meloni è prontamente intervenuto a pochi mesi dal suo insediamento, incrementando fin dalla prima legge di Bilancio le misure di depopolamento dei cinghiali e provvedendo alla nomina di un nuovo Commissario straordinario alla PSA, la cui struttura è stata recentemente rafforzata con la nomina di tre sub-Commissari con competenze specialistiche, e dotata di ulteriori 3,5 milioni di euro.
Il nuovo Commissario straordinario alla peste suina africana ha elaborato un Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali, che persegue l'obiettivo della rimozione annuale tra il 60 per cento e l'80 per cento della popolazione presente, stimata approssimativamente tra 1.000.000 e 1.500.000 di capi, in un arco temporale limitato dai 3 ai 5 anni. Ricordo che l'attuazione dei piani di abbattimento è di competenza regionale.
Il Piano contempla anche attività di installazione e manutenzione delle recinzioni e barriere per frazionare il territorio e proteggere le aree interessate dall'infezione.
È, inoltre, previsto l'allestimento di attrezzature per la verifica della popolazione degli ungulati (droni ed altri sistemi similari), sistemi di cattura, mezzi speciali e servizi per la rimozione di carcasse in aree impervie.
Nonostante l'impegno corale del Governo e delle regioni, le attività hanno richiesto nuovi strumenti di attuazione.
In questo senso, il 6 maggio 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge Agricoltura nel quale sono previste misure ulteriori per arrestare la diffusione della peste suina africana, la cui propagazione è dovuta principalmente alla proliferazione incontrollata dei cinghiali, che mette a rischio le filiere produttive e l'export italiano.
Il provvedimento prevede, in aggiunta alle risorse già stanziate, l'utilizzo di 177 unità di personale delle forze armate che saranno a disposizione del Commissario straordinario per attuare iniziative di contrasto ad una criticità di carattere sanitario che diventa anche economica e sociale.
Per il potenziamento della struttura commissariale, è stata prevista la possibilità di impiego delle organizzazioni di volontariato della protezione civile, sino ad oggi non consentito per le emergenze che riguardano gli animali.
Inoltre, il decreto-legge prevede lo stanziamento di ulteriori 20 milioni di euro per sostenere la realizzazione di interventi di biosicurezza, che si aggiungono ai 15 milioni per gli interventi di biosicurezza e ai 25 milioni in favore delle aziende suinicole danneggiate dalle misure di restrizione.
Si interverrà anche in sede europea al fine di proporre una revisione della normativa finalizzata ad inibire l'export solo a quelle aziende che non hanno attuato le specifiche dovute misure di biosicurezza, superando così l'attuale indirizzo che impone misure di contenimento generalizzate.