Un recente studio intitolato "Agreements for conserving migratory shorebirds in the Asia–Pacific are better fit for addressing habitat loss than hunting" ha rivelato che, nella regione Asia-Pacifico, la perdita di habitat ha un impatto significativamente maggiore sugli uccelli migratori rispetto alla caccia.
La ricerca ha analizzato diversi accordi internazionali di conservazione attivi nella regione, evidenziando che quelli focalizzati sulla protezione e il ripristino degli habitat naturali sono più efficaci nel mantenere le popolazioni di uccelli migratori rispetto a quelli che regolamentano la caccia. Ciò a dimostrazione di come la perdita di habitat, dovuta principalmente all'urbanizzazione e allo sviluppo agricolo, è di gran lunga la minaccia più significativa per questi uccelli e quella sulla quale dovrebbero intensificarsi gli sforzi del mondo ambientalista.
Gli accordi che promuovono la conservazione delle zone umide, delle aree costiere e di altre aree critiche, si legge nello studio, sono stati determinanti nel proteggere le rotte migratorie degli uccelli. Lo studio conclude che è essenziale rafforzare questi accordi di conservazione, sottolineando che la protezione degli habitat naturali è una strategia più efficace rispetto alla limitazione della caccia. Anche perchè, come ben sappiamo noi europei, spesso a proteggere le aree di sosta essenziali per l'avifauna migratoria (aree umide in primis), sono rimasti praticamente solo i cacciatori.