Un consorzio di 24 importanti organizzazioni rurali del Regno Unito, tra cui BASC (British Association for Shooting and Conservation), ha pubblicato il rapporto Value of Shooting 2024, illustrando nel dettaglio i benefici che il settore venatorio apporta all’economia del Regno Unito e alla conservazione del paesaggio. In soldoni si parla di 3,3 miliardi di sterline (quasi 4 miliardi di euro) in benefici economici diretti e 9,3 miliardi indiretti.
620.000 le persone attivamente coinvolte, per un contributo positivo alla conservazione quantificabili in circa 500 milioni di sterline, equivalenti a 26.000 posti di lavoro a tempo pieno e 14 milioni di giornate lavorative ogni anno. Ovvero la gestione e conservazione attiva di habitat e specie su 7,6 milioni di ettari.
La caccia, commentano da BASC, è una componente chiave dell’economia rurale e va di pari passo con la conservazione delle campagne, oltre a portare benefici alla salute dei partecipanti e a fornire una fonte di cibo sana e sostenibile. Tre cacciatori su quattro sostengono che l’attività venatoria contribuisce positivamente alla loro salute fisica e mentale.
Il confronto con l'Italia
Anche da noi, lo scorso anno, grazie allo studio “Il Valore dell’Attività Venatoria in Italia”, curato da Nomisma per conto di Federcaccia, sono stati tratti dati simili: valutando in circa 8,5 miliardi di euro annui i benefici per la collettività in termini economici e ambientali. Ben 1 miliardo la valorizzazione ambientale della caccia: 708 milioni di euro di valore naturale generati dal mantenimento delle aree umide, degli habitat e dalla tutela delle aree naturali protette resi possibili grazie a finanziamenti e gestione del mondo venatorio. 20 milioni di euro di valore agricolo derivanti dai risarcimenti agli agricoltori per danni da selvatici e/o per misure di prevenzione. 75 milioni di euro di risparmi derivanti dalla riduzione dell’impronta ecologica e idrica prodotte dalla filiera della carne.