“La caccia in Umbria è in balia di improvvisazioni, divisioni e minoranze”. Così i presidenti regionali di Libera Caccia (Lando Loretoni) ed Enalcaccia (Francesco Ragni), commentano quanto sta accadendo a pochi giorni dalla preapertura, dopo il decreto con cui il presidente del Tar dell’Umbria sospende la caccia alla tortora selvatica in preapertura, accogliendo l’istanza delle associazioni ambientaliste.
“Un provvedimento – rilevano Loretoni e Ragni – nel quale si argomenta che la Regione Umbria non ha predisposto adeguata documentazione tecnico-scientifica per giustificare una scelta difforme rispetto al parere di Ispra, pur consultivo”.
Scrive infatti il presidente del Tar nel decreto: “Non emergono dall’esame del fascicolo processuale i dati, riferiti al territorio regionale e comunque di segno diverso da quelli invocati da Ispra, che supporterebbero la riapertura della caccia alla tortora selvatica”.
“Questo – commentano Loretoni e Ragni – conferma i timori da noi sollevati da tempo, circa l’inefficacia dell’Osservatorio regionale e la necessità di attuare un attento e realistico monitoraggio, sulla tortora come su altre specie che, non a caso, alcune Regioni hanno potuto inserire in deroga. E che erano richieste congiuntamente dalla in pratica totalità delle associazioni venatorie umbre in un documento congiunto, oltre che nelle istanze più volte presentate dai consiglieri regionali Puletti e Mancini che avevano accolto le richieste dei cacciatori. Anche se poi – rilevano - di fronte ad un diritto dei cacciatori che riteniamo negato, qual è appunto quello di poter cacciare la tortora selvatica, pur con un carniere molto limitato, come verrà fatto in altre regioni, soltanto Libera Caccia ed Enalcaccia si sono costituite contro il ricorso degli ambientalisti che nel merito, lo ricordiamo, riguarda anche la data di chiusura di turdidi, uccelli acquatici e beccacce”.
“Il mondo venatorio – lamentano Loretoni e Ragni – si trova in balia degli ambientalisti intransigenti, di un’opinione pubblica spesso avversa perché non a conoscenza del reale ruolo sociale ed ambientale del cacciatore e di istituzioni che, per vari motivi, evidentemente non sono vicine ai cacciatori. Salvo poi richiederne l’aiuto di fronte ad emergenze come quella della peste suina africana”.
“E l’evidenza del modo in cui vengono trattati i cacciatori – concludono Loretoni e Ragni – l’abbiamo anche nel caos normativo legato alla cacciabilità in preapertura dei corvidi, con una delibera approvata in concomitanza con l’emanazione del decreto da parte del presidente del Tar. E tutto questo solo per poter cacciare per una giornata specie che arrecano danni. L’unica cosa di cui i cacciatori sono certi, in Umbria, è quando sono chiamati a mettere mano al portafoglio per poter seguire la propria passione”.