Le nuove disposizioni sulla gestione della Peste Suina Africana (PSA) stanno generando critiche e proteste in diverse regioni italiane. In Piemonte e Calabria, le associazioni venatorie esprimono il loro malcontento per le decisioni prese dalle autorità, che potrebbero impattare sulle attività dei cacciatori e sulla gestione del territorio, richiedendo interventi immediati per correggere le situazioni di disagio.
Piemonte: l’appello di ANUU per una gestione più coerente
Il presidente di ANUU Piemonte, Alessio Abbinante, ha espresso profonda insoddisfazione per le continue modifiche alla regolamentazione della caccia nella regione, affermando che, dopo due anni di lavoro e discussioni tra istituzioni locali e nazionali, si è arrivati a un punto di grande frustrazione. "Abbiamo assistito a numerose riunioni, tavoli tecnici e audizioni per cercare di bilanciare le necessità della gestione della fauna e della lotta alla PSA. Dopo aver ottenuto l'apertura della caccia al cinghiale in alcune aree, e con la stagione venatoria già iniziata, ci troviamo ora a dover affrontare nuove restrizioni. Un impegno immane travolto in poche ore" – ha dichiarato Abbinante.
La critica principale riguarda l’assenza di continuità e coerenza nella gestione della PSA, con modifiche alle normative che arrivano quando la stagione venatoria è già in corso. ANUU Piemonte chiede rispetto per il lavoro svolto dai cacciatori e ribadisce la necessità di un approccio più stabile e concertato, minacciando azioni decise se non verranno ascoltati.
Calabria: Federcaccia sollecita l’intervento della Regione
Anche in Calabria, l’ultima ordinanza del Commissario straordinario per la PSA, Giovanni Filippini, ha generato malcontento tra i cacciatori. Federcaccia Calabria, attraverso una nota ufficiale, ha richiesto un rapido intervento della Regione per mitigare gli effetti negativi dell’ordinanza, in particolare il divieto di caccia al cinghiale nelle "zone di restrizione 1" della Città Metropolitana di Reggio Calabria, non incluse nella "Zona CEV" (Zona di Controllo Epidemiologico), assente nella regione.
Federcaccia Calabria ha chiesto alla Regione di attivarsi per ottenere le necessarie deroghe che permettano la caccia al cinghiale, soprattutto nelle aree in cui la presenza di questa specie rappresenta un rischio per l’agricoltura e l’allevamento, sottolineando l'urgenza di misure per il depopolamento del cinghiale nella "zona di restrizione 2".
L’associazione ha ribadito la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni per trovare soluzioni adeguate, sottolineando che non solo i cacciatori, ma anche agricoltori e allevatori, sono fortemente colpiti dalle attuali restrizioni.