Sulla rivista internazionale The Ring, edita dalla Polish Zoological Society e dalla Bird Migration Research Foundation, è stato pubblicato un ulteriore lavoro sulla migrazione del Tordo bottaccio in Europa intitolato “Analysis of ring recoveries of Song Thrushes Turdus philomelos in North Africa”. Lo studio è stato condotto da Sergio Scebba, Maria Oliveri del Castillo e da Michele Sorrenti e rientra nel programma di ricerche condotto dall’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche ed Agro-ambientali FIdC.
Lo studio, spiega una nota della Fidc, fornisce una panoramica concisa delle dinamiche di svernamento del tordo bottaccio in Nord Africa, offrendo approfondimenti sui diversi modelli migratori e confutando le ipotesi sostenute da altri autori sui movimenti prenuziali e sulle date d’inizio della migrazione.
"L’indagine - argomenta l'associazione - ha analizzato l’areale di svernamento e i modelli migratori del tordo bottaccio in Nord Africa, concentrandosi sulla regione del Maghreb sulla base di 840 ritrovamenti di uccelli inanellati e rappresenta la prima analisi approfondita relativa a quest’area. La maggior parte di questi recuperi proviene da uccelli inanellati in Italia con un consistente numero anche in Svizzera e in Germania".
"Il Nord Africa - continua - costituisce il limite più meridionale dell’areale di svernamento della specie e non sono mai state condotte indagini accurate sull’origine geografica e sulla distribuzione delle diverse popolazioni che lo raggiungono. I risultati hanno confermato che il tordo bottaccio è un visitatore comune della fascia mediterranea del Nord Africa, raggiunta da diverse popolazioni che seguono differenti rotte migratorie, evidenziando inoltre che questa rappresenta un’area di svernamento sia per i migratori su lunga distanza, sia per le popolazioni parzialmente migratrici provenienti dall’Occidente e dal Centro Europa.
Di un certo interesse è la concentrazione sproporzionata di ritrovamenti in Algeria (89,6%), in particolare nella regione della Cabilia, che suggerisce potenziali distorsioni dovute alla caccia ed all’attività di cattura esercitata in quest’area. Le riprese sono particolarmente consistenti dagli anni Sessanta fino al 2000 con un evidente picco negli anni '80 e '90, per poi presentare un netto calo a partire dai primi anni 2000, forse riflettendo una diminuzione della pressione di caccia in tutto il Nord Africa. La distribuzione stagionale dei ritrovamenti ha evidenziato l’esistenza di un picco di riprese in gennaio, sottolineando in questo modo l’esistenza di movimenti verso sud all’interno dell’areale di svernamento".
"Lo studio mette anche in discussione un precoce inizio della migrazione primaverile, suggerendo che questa possa avvenire non prima dell’inizio della seconda decade di febbraio. Contrariamente a quanto affermato da altri autori, i dati non supportano movimenti prenuziali dalla Cabilia verso la Tunisia. Difatti, l’esame delle coordinate geografiche relative alle diverse località di ritrovamento ha consentito di rilevare nelle zone di svernamento un comportamento sedentario fino a marzo. Ciò coincide anche con i dati rilevati dai trasmettitori satellitari con cui l’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali FIdC ha equipaggiato diversi tordi catturati in Sardegna, nelle Marche ed in Puglia in dicembre, in quanto non hanno evidenziato nessuno spostamento migratorio prima di marzo".
In sintesi, questo studio
Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali FIdC