Le correzioni attuate dal Governo alla normativa venatoria dopo la richiesta di intervento dall'Ue per circa una presunta infrazione sulle direttive comunitarie, non hanno, per ora, sortito gli effetti sperati.
La Commissione europea ha infatti inviato un parere motivato in merito alla procedura di infrazione aperta lo scorso anno sulla caccia (INFR 2023 - 2187) per mancata osservanza della direttiva Uccelli e del regolamento REACH, in seguito alle modifiche introdotte nelle norme italiane sulla caccia.
La Commissione - si legge sul sito della stessa - ha constatato che diversi atti legislativi italiani non sono conformi a tale normativa dell'UE. La legislazione italiana conferisce alle regioni il potere di autorizzare l'uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche nelle aree in cui la caccia è vietata, come le aree protette, e durante il periodo dell'anno in cui la caccia è vietata. La legislazione italiana non è inoltre conforme alle disposizioni del regolamento REACH modificato sull'uso del piombo nelle munizioni".
La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora nel mese di febbraio 2024. "Sebbene l'Italia abbia modificato la legislazione nazionale - scrive la Commissione - , il piano nazionale da essa previsto contiene ancora disposizioni non conformi alla direttiva Uccelli. Di conseguenza, l'Italia non ha ancora modificato la propria legislazione per conformarsi al regolamento REACH. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato nei confronti dell'Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE".
Resta da stabilire se l'aver stabilito l'obbligo di definire le zone umide, riuscirà ad evitare le infrazioni.