L’Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC) si sprime contro il bando della Regione Abruzzo, che prevede un investimento di un milione di euro per dotare agricoltori e allevatori di reti, recinzioni elettrificate e cani da guardiania, al fine di proteggere coltivazioni e allevamenti dalle predazioni di ungulati e grandi carnivori.
In un comunicato, il presidente dell’ANLC, Paolo Sparvoli, definisce questo progetto "una spesa pubblica dispendiosa e priva di efficacia", sottolineando come approcci simili adottati in altre regioni italiane non abbiano prodotto risultati concreti. "Le reti non risolvono il problema", afferma Sparvoli, evidenziando che il controllo delle popolazioni di cinghiali, cervi, daini e lupi dovrebbe essere affidato ai cacciatori, "le vere sentinelle ambientali".
Secondo l’ANLC, il milione di euro stanziato non solo rischia di non essere sufficiente per coprire tutte le richieste, ma potrebbe trasformarsi in un "buco nell’acqua" senza un’efficace gestione numerica delle specie.
Sparvoli ha inoltre commentato un recente caso in Campania, dove il ferimento di un ibis sacro ha scatenato polemiche contro i cacciatori. Il presidente sottolinea come questa specie aliena rappresenti una minaccia per la biodiversità autoctona italiana, invitando a una riflessione più approfondita sulle priorità di conservazione. "È ora di smettere di cedere alle pressioni animaliste ideologiche, che spesso non tengono conto dei reali equilibri ecologici", ha concluso Sparvoli, ribadendo l’importanza di una gestione concreta e sostenibile della fauna selvatica.