Pochi giorni fa il Ministero dell'Ambiente non ha concesso al Parco dello Stelvio la richiesta di abbattimento dei cervi in esubero nella parte lombarda. “La decisione – fa sapere Wwf che esulta alla notizia - si è basata sul parere tecnico dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), che motiva la scelta riprendendo, tra le altre, alcune motivazioni di carattere tecnico-scientifico mosse proprio dal WWF Italia e inviate al Ministero dell'Ambiente”.
La decisione, sempre secondo il Wwf avrebbe escluso la possibilità di abbattere 1765 cervi (in dieci anni) in Valfurva (SO) e di aprire un provvedimento di selezione in Valcamonica (BS), così come richiesto dal Parco.
A questa decisione si è opposto il sindaco di Bormio Elisabetta Ferro Tradati, che oltre al suo ruolo amministrativo a Bormio è professoressa ordinaria di Clinica Medica Verinaria all'Università di Milano, direttore dell'Istituto di Patologia Speciale e Clinica Medica Veterinaria (sempre all'Università di Milano) ed autrice di oltre 170 lavori scientifici pubblicati su riviste nazionali e internazionali.
“Per vari motivi, anche basati su dati scientifici – scrive la Tradati sul suo sito web- sono convinta che le popolazioni eccessive di erbivori selvatici in un territorio limitato come il nostro debbano essere tenute sotto controllo”.
“Per esigenze professionali – dice poi - ho visto l'esito di catture non sempre ben condotte: nelle casse di trasporto a volte gli animali, quando si riprendono dalla sedazione, cercano di sfuggire terrorizzati e si procurano lesioni a volte gravissime (es. lacerazione del tendine di Achille) e devono essere abbattuti. Non è meglio un colpo che arriva da lontano, senza sperimentare la vicinanza con l'uomo?”.
La caccia agisce meglio dei predatori naturali secondo la ricercatrice. “Rispetto ai predatori – dice -, il vantaggio della caccia ben condotta in aree molto antropizzate come la nostra è anche quello di selezionare la popolazione in base a criteri scientifici, ormai largamente riconosciuti ed evitare quindi gravi epidemie e scadimento della specie. Da non dimenticare poi il rischio che corrono greggi ed animali domestici a fronte di predatori non selettivi. Del resto se in una stalla abbiamo troppi bovini rispetto alla sua capienza, dobbiamo abbatterli. Introdurre i predatori in aree così limitate come le nostre, equivale ad immettere una faina in un pollaio".
All'origine di tali provvedimenti istituzionali c'è la solita politica protezionista, cieca di fronte alla realtà dei fatti, “questo comportamento irrazionale di ultraprotezionismo, privo di ogni logica scientifica – spiega limpidamente la Tradati - , porta tra l'altro proprio come conseguenza il diffondersi del bracconaggio esercitato da chi, esasperato per non essere ascoltato, si fa "giustizia" da solo. E non sempre in un modo molto edificante, soprattutto dal punto di vista di chi questi stupendi animali li ama davvero. I bracconieri sparano di nascosto, soprattutto di notte, se feriscono gli animali non li vanno a cercare perchè hanno timore di essere beccati dalle guardie e così cervi o altri feriti vanno a morire lentamente in qualche angolino. La caccia (o prelievo selettivo) ben esercitati e controllati non fanno questi scempi”.
Foto: Giuliano Cappelli