Il Piano di controllo del colombaccio predisposto dalla Regione Emilia Romagna continua a sollevare critiche e forti reazioni nel mondo venatorio. Sulla questione, il presidente nazionale di Enalcaccia, Lamberto Cardia, ha scritto al presidente della Regione, Michele De Pascale, e all’assessore Alessio Mammi, chiedendo il ritiro o una modifica sostanziale e condivisa del provvedimento, che viene ritenuto in contrasto con i principi di etologia e tutela della fauna propri della caccia sostenibile.
Nel suo intervento, Enalcaccia evidenzia come nella stesura del Piano non siano state coinvolte le associazioni venatorie, a differenza del passato. Tale esclusione ha impedito di fornire osservazioni e contributi tecnici che oggi avrebbero potuto migliorare il documento.
Come già in passato, l’associazione propone, in alternativa, di includere il colombaccio tra le specie cacciabili in pre-apertura, sia da appostamento fisso che in forma vagante, estendendo il periodo di prelievo a cinque giorni settimanali e posticipando la chiusura della caccia al 31 gennaio, anche alla luce del recente aggiornamento dei key concepts europei per l’avifauna migratoria. Viene inoltre suggerito l’utilizzo di dissuasori visivi durante i periodi più critici per l’agricoltura, considerando che il colombaccio, a differenza di altri volatili, è particolarmente sensibile agli stimoli visivi e in grado di distinguere i colori.
Enalcaccia ha infine ribadito la necessità di considerare la questione in un’ottica più ampia, che superi gli interessi locali e tuteli una risorsa faunistica di rilievo nazionale. La richiesta è quella di una revisione attenta e responsabile del Piano, per evitare contenziosi e per contrastare il rischio di alimentare pregiudizi infondati nei confronti della caccia e dei cacciatori.