Federcaccia Campania ha avviato una petizione per la modifica della legge regionale sulla caccia 8 del 1996 per richiedere l'ampliamento delle zone destinate all'attività venatoria, fortemente limitate in questa regione per la forte presenza di aree protette (che arriverebbero all'80 per cento del territorio). Una percentuale più che raddoppiata rispetto a quella prevista dalla legge nazionale. La situazione della caccia in Campania, secondo Fidc, è poi aggravata da altre limitazioni che portano molti cacciatori a richiedere la residenza venatoria in altre regioni italiane.
"Il vero problema – afferma Felice Buglione, presidente regionale di Federcaccia – è che si vede la caccia solo in modo negativo, senza considerare il ruolo fondamentale che questa attività esercita sull'ecosistema e la funzione che potrebbero avere i cacciatori nella tutela dell'ambiente e soprattutto della biodiversità, per la salvaguardia delle aree interessate, per la segnalazione degli incendi".
Qui più che altrove, i danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica sono particolarmente aggravati dalla bassa influenza della caccia sul controllo delle popolazioni, con il risultato che la Regione si trova a dover sostenere ingenti costi per il risarcimento degli stessi. Non solo cinghiali, storni, tordi, si parla anche di migliaia di gabbiani, cresciuti a dismisura con l'emergenza rifiuti.
"Il cacciatore è, di fatto, una sentinella della biodiversità – conclude Buglione - coniugando passione, conoscenza ed esperienza delle aree protette, e aiutato da una legge adeguata, potrebbe migliorare alcuni processi che regolano l'equilibrio della fauna selvatica. Nei parchi naturali si consentono molte attività non compatibili con la salvaguardia dell'ambiente e non si sostiene la caccia".
"Senza contare - conclude Federcaccia - l'indotto economico che produce e che potrebbe avere, se adeguatamente promossa, anche ai fini turistici, un'attività praticata da migliaia di persone".
(il denaro)