Riceviamo e pubblichiamo:
In merito al calendario venatorio regionale umbro per la stagione 2009-2010, come presidente comunale della sezione di Federcaccia Spoleto tengo a precisare di essermi opposto strenuamente, in sede provinciale, alla richiesta della Federazione di portare fino alla metà di ottobre le giornate fisse per la caccia alla stanziale. Ho fatto presente agli organismi di livello superiore al mio la volontà dei nostri iscritti, di essere liberi di praticare la caccia alla selvaggina stanziale tre giorni alla settimana, a scelta fra i cinque disponibili come consentito dalla legge quadro nazionale 157/92.
Rimane poi il fatto che la Federcaccia è un’associazione venatoria democratica e, pertanto, il volere della maggioranza è sacro e va rispettato. Quindi, dato che la maggior parte delle sezioni comunali umbre ha chiesto ai livelli provinciali e regionale le tre giornate fisse per la stanziale fino all’apertura della caccia al cinghiale, la Federcaccia Umbra si è comportata di conseguenza.
Personalmente ritengo, e non soltanto io, che anticipare l’apertura del cinghiale alla prima domenica di ottobre avrebbe risolto il problema alla radice, evitando inutili polemiche e prese di posizione demagogiche da parte di alcuni mercanti di tessere. A loro, anziché sulle sterili polemiche per “alzare” qualche nuovo iscritto, rivolgo il mio invito a concentrare le proprie energie presso le istituzioni competenti, Province e Regione, affinché venga avviato finalmente anche da noi il discorso delle cacce in deroga, e si raggiungano accordi migliori sulla mobilità venatoria con i territori limitrofi al nostro.
Infine, una parola riguardo le modifiche alla legge nazionale in Parlamento. E’ scandaloso assistere all’incredibile numero di emendamenti (oltre 1000, da quel che mi risulta) presentati principalmente dai partiti di centrosinistra al testo unico del senatore Orsi. Qualora dovesse rispondere al vero ciò che si legge sulla Rete, e cioè che parlamentari del Pd e dell’Italia dei Valori hanno proposto alcune modifiche che nulla hanno a che vedere con la caccia, con la scienza e con la democrazia – una per tutte, il divieto di esercitare il diritto di caccia sui terreni di proprietà privata, anche quelli non recintati e tabellati a fondo chiuso – sarebbe un atto a dir poco vergognoso dal punto di vista morale ed etico, proprio perché proveniente da un’area politica che vorrebbe ergersi – almeno in teoria – a paladina dei diritti sociali dei più deboli.
Luciano Calabresi
Presidente Federcaccia Spoleto