Si chiama Diletta Bernardi, è una giovane studentessa di San Giacomo di Romano d'Ezzelino (VI) ed è appassionata alla caccia alla lepre. Nonostante la sua freschezza ha già le idee chiare. “Penso che la caccia sia una delle più belle passioni che esistono perché permette di entrare in contatto con la parte più profonda della natura” dice.
L'arte venatoria per Diletta è una vera e propria maestra di vita, che “insegna il rispetto e l'educazione nei confronti degli altri e della natura”.
Ciò che conta in fondo, per “godersi” appieno questa straordinaria attività - ci confessa - è “vedere i propri cani lavorare bene” e non “uccidere il maggior numero di selvatici solo per vantarsene con gli altri”.
Saggi consigli che Diletta ha appreso dai compagni di caccia più maturi: “Con i cacciatori son cresciuta e non posso far altro che ringraziarli, perché ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Da loro son sempre stata ammirata e lodata, perché dicono che non è una cosa comune per una ragazza avere questo tipo di passione, ma io ho sempre creduto che non ci fosse niente da ammirare in me, ho semplicemente seguito le orme di mio papà e di mio nonno, e non sento di far niente di speciale, sto solo seguendo un istinto che è in me”.
“Fin da bambina – racconta Diletta - vedevo mio nonno e mio papà tornare a casa dopo una lunga e faticosa giornata di caccia, stanchi ma felici e soddisfatti, e pensavo che da grande avrei voluto fare la cacciatrice! Poi, dopo tante richieste da parte mia, hanno iniziato a portarmi con loro e ho capito che quella passione ce l’avevo nel sangue pure io, e ne vado fiera!”.
Sugli anticaccia Diletta ci dice: “Non ho mai visto animalisti protestare davanti ad una macelleria, ma contro i cacciatori si; ora mi chiedo il perché, in fin dei conti il cacciatore dà al selvatico una possibilità di scappare, il macellaio no. Se credessero davvero che nessuna vita vada stroncata, a meno che non lo voglia il Creatore, non ucciderebbero nemmeno le zanzare!”.
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