Presidente Periccioli, a che punto è il confronto sulle modifiche alla normativa toscana?
Vi sono stati dei progressi e ne prendiamo atto con soddisfazione. Non possiamo però nasconderci che vi sono ancora questioni aperte e punti di forte divergenza. Il testo che la Giunta sottoporrà all’esame del Consiglio regionale, raccogliendo le conclusioni della Conferenza, inizia a dare forma ad un principio per cui ci siamo battuti: tutto il territorio regionale deve essere soggetto a pianificazione faunistico venatoria, comprese dunque le aree protette e tutti gli istituti faunistici presenti nel territorio, secondo tempi e modalità dettati dalle esigenze stesse della gestione. La proposta in campo, di fatto, modifica tutto il titolo III dell’attuale l.r. 3/94 e prospetta un diverso modello di governo della materia.
Quali sono i punti salienti di questo cambio di marcia?
Fin dal primo comma dell’articolo dedicato alla pianificazione (l’articolo 6 ndr) si afferma in modo netto ed inequivocabile che tutto il territorio regionale è soggetto a pianificazione faunistico venatoria, con l’obiettivo (comma 2 ndr) di conseguire densità ottimali tali da garantire la coesistenza con le altre specie e con le attività dell’uomo presenti sul territorio.
A quali strumenti si affida questo nuovo approccio?
Per governare questi obiettivi la gestione viene inserita all’interno del Piano Agricolo Regionale
I piani faunistico venatori Provinciali (art. 8 ndr) sono predisposti nel rispetto degli obiettivi indicati nella programmazione regionale e il piano deve indicare anche le risorse necessarie per la sua realizzazione. Nell’ambito della pianificazione e programmazione regionale viene istituito L’Osservatorio regionale per la fauna e l’attività venatoria (art. 10 ndr) e viene istituita la commissione consultiva regionale come organo di consultazione per la giunta regionale.
Sin qui il bicchiere mezzo pieno: hai però accennato a problemi aperti. Quali sono i temi caldi?
Nell’ultimo incontro del Tavolo di concertazione con la Regione, presente il presidente Claudio Martini, abbiamo indicato le questioni che per Federcaccia restano pregiudiziali: il tema delle risorse, quella che io chiamo la “trappola” delle nuove modalità di marcatura del tesserino e le deroghe.
Vogliamo entrare nel merito? Parliamo delle risorse.
Il tema delle risorse è centrale per dare gambe alla gestione. Con la cancellazione dell’articolo. 50 dal nuovo testo viene meno la certezza della destinazione di tutte le risorse pagate dai cacciatori per la gestione della caccia . In questo modo rischia di entrare in crisi la programmazione di breve e lungo periodo sulla base delle risorse disponibili. Si determina inoltre un contrasto tra caccia ed altri settori . Di qui un appello al reinserimento dell’articolo 50 testo e ad iniziative concrete, politiche e se necessario legali, della Regione, per il recupero del 50% delle tasse di concessione governativa.
Tesserino: qual è la posizione di Federcaccia sull’obbligo di segnare la selvaggina migratoria subito dopo l’abbattimento?
Su questa previsione, la nostra contrarietà è totale. Si tratta di una proposta impraticabile in un esercizio della caccia normale. E’ destinata a divenire fonte di facile discussione e contenzioso ed il sospetto che sia stata merce di scambio per tacitare associazioni ambientaliste fondamentaliste è forte. Anche perché è evidente che questa misura niente ha a che fare con la tutela della fauna e non trova giustificazioni nelle finalità statistiche e di corretto controllo del prelievo connesse con il tesserino. Insomma è una semplice trappola contro i cacciatori.
Deroghe: cosa chiede Federcaccia alla Regione?
Conosciamo le obiezioni alla legge, art. 37 bis, ed alla delibera sullo storno del 2008, mosse dalla Commissione U.E. e soggetto di una procedura di infrazione che ha portato la Toscana, insieme ad altre Regioni, di fronte al giudizio della Corte Europea di Giustizia. Sappiamo che si paventa, in caso di condanna, il danno ambientale a carico della Regione. Sono obiezioni concrete, ma tutte superabili. Infatti si può riformulare l’art. 37 bis in modo più conforme all’art. 9 della Direttiva, motivando meglio l’impossibilità di “altre soluzioni soddisfacenti”. Cosa si dovrebbe fare: reti di protezione per 15 milioni di olivi? O 15 milioni di dissuasori su 15 milioni di olivi? Sulla gravità del danno, poi, i dati sono eclatanti: 2 milioni in 8 anni , con una forte incidenza per strutture aziendali di 1,5 ha di media e altissimi costi di produzione. Insomma, il danno ambientale si rischia se si riproduce le stesso provvedimento, non in caso, come abbiamo chiesto, di un provvedimento diverso. Al tavolo della concertazione ho ricordato come questo impegno fosse previsto nelle conclusioni della Conferenza; non gli avvocati, ma la politica deve fare il suo mestiere: ci sono i danni, ci sono le leggi, si deve decidere. Inoltre, ferma la prioritaria esigenza di consentire fin dalla preapertura il prelievo dello storno, Federcaccia Toscana chiede di verificare tutte le possibilità date dalle norme europee, nazionali e regionali – e l’assunzione di tutte le iniziative adeguate – per prelievi in deroga non limitati alla casistica dei danni e che potrebbero, in base all’art. 9 lettera c) della Direttiva 409/79 e come avviene in altre regioni, allargare il novero delle specie interessate.
Un giudizio conclusivo?
Il percorso di aggiornamento della legge quadro in Toscana è avviato; lavoreremo con tutti i gruppi consiliari perché la legge diventi tale, accogliendo le proposte di Federcaccia senza tuttavia divenire materia di scontro pre-elettorale. Lavoreremo e vigileremo perché i regolamenti siano coerenti alla legge, per un utilizzo delle deroghe che usi di tutte le opportunità messe a disposizione dalle normative attuali con l’obiettivo di rendere la caccia in Toscana più moderna e sostenibile.
Giorgio Pettinà
Fi 11.08.2009