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Il cinghiale, la caccia, il mito


giovedì 13 agosto 2009
    
Il cinghiale nell'antichità, oggetto dell'interessantissima mostra di Castiglion Fiorentino (AR), è un argomento che attraversa in maniera trasversale gran parte delle civiltà del passato, a testimonianza di come attorno a questo selvatico si sia sviluppato negli anni un importante repertorio di abilità, saperi e credenze che segnano in modo marcato la cultura di molte popolazioni locali.

Fino a pochi decenni fa la caccia al cinghiale era un’attività che metteva in gioco molto più che la semplice abilità venatoria dei cacciatori; era piuttosto percepita e rappresentata come un’impresa virile, un affare fra maschi, in cui il cinghiale doveva assumere il ruolo di degno competitore ed assicurare ai suoi avversari, una volta catturato, il valore e il prestigio sociale di quella vittoria. Questa tradizione ha radici molto antiche.
 
Citato già dai poemi omerici, il cinghiale viene evocato spesso come animale valoroso quasi al pari del leone,  è il paragone preferito da Omero per scene in cui un guerriero si difende da solo contro un nugolo di avversari. Insomma l'elemento principe attribuito al cinghiale è il coraggio virile, la capacità di difesa, doti importantissime per l'eroe della battaglia. Il cinghiale accerchiato si gira e rigira tra i cani e i cacciatori che lo assediano «ebbro della propria forza", superbo: piuttosto che retrocedere, si fa uccidere.
 
Come un guerriero valente, che occupa le prime file, anche il cinghiale non si tira mai indietro. Circondato da ogni parte, si gira e rigira smanioso, provando a sfondare le file nemiche; piomba sui cani e i cacciatori con la furia del fuoco e, peggio ancora se ferito e accerchiato, gli basta voltarsi e passare al contrattacco per riempire di terrore i suoi assalitori. Il suo aspetto è terrificante: il pelo dorsale si solleva in una specie di alta criniera, gli occhi saettano bagliori di rabbia, la bocca emette fiotti di saliva schiumosa.

Il cinghiale, inoltre, è «armato», proprio come un guerriero. Le sue zanne inferiori sono sciabole, che la belva affila accuratamente – sfregandole su quelle superiori
Il cinghiale incarnava l’eroe aristéuon, quello che, sorretto da un’irrefrenabile foga guerriera, riesce a fronteggiare da solo la folla anonima dei suoi avversari, li massacra o li disperde terrorizzandoli con la furiosa violenza e la rapidità della sua azione.
La relazione fra questo animale e l’attività guerriera è testimoniata anche per l’età micenea dall’uso di elmi ricoperti di zanne di cinghiale.

 

Come talvolta baldi giovani e cani intorno a un cinghiale
accorrono, e quello balza fuori dal forteto profondo
affilando la zanna bianca fra le mascelle ricurve;
quelli gli stanno addosso e si alza uno stridore di denti:
ma loro lo affrontano, benché sia spaventoso;
così accorrevano i Troiani intorno a Odisseo,
caro a Zeus …
 
(Omero)
 
Testo tratto da Guerrieri dei forteti (Saggio in catalogo di Cristiana Franco, docente di Lingua e Letteratura Greca e di Antropologia del Mondo Antico), parte della cartella stampa della mostra Il cinghiale nell'antichità di Castiglion Fiorentino (AR)

 
 
 
Info Mostra Il Cinghiale nell'antichità
 
Spazio espositivo Chiesa di San Filippo, Piazza del Collegio, Castiglion Fiorentino (Ar)
Dal 19 luglio – 18 ottobre 2009
Orari:     10.00- 12.30 – 16.00/18.30  festivi chiusura 19.00
giorno di chiusura lunedì
biglietto:   intero 4 euro, ridotto 2,00
Info e Prenotazioni:  tel. 0575- 659457       sito internet:
www.icec-cf.it
 
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