Tra i contenuti proposti dal giornale annuale di Arcicaccia, l'associazione spiega ai suoi tesserati le ragioni dell'opposizione al testo Orsi. “Se passasse questa legge, la nostra diventerebbe una passione per ricchi”, si legge. Secondo Arcicaccia i vantaggi legati a questo ddl sono “ridicoli” rispetto ai danni delle proposte “provocatorie” che contiene: “tassidermia libera, caccia nelle riserve, sulla neve, ATC che diventano Fondazioni private, otto licenze di caccia - una per specie!! - invece di una, caccia a pagamento nei parchi, mobilità con aumento del 15% delle tasse di concessione e meccanismi più burocratici degli attuali”. Proposte che “aizzeranno l'opinione pubblica contro i cacciatori”.
“Vogliamo una caccia sociale e popolare” scrive l'associazione, che ribadisce “chi vive di onesto e faticoso lavoro e di pensione non deve essere lasciato in balia di “interessi di bottega”.
Secondo Arcicaccia il ddl Orsi è il frutto di una manovra precisa che mira ad una caccia sempre più a pagamento “un golpe che potrebbe riuscire boicottando contestualmente gli Atc, la gestione, occupando con associazioni ambientaliste strumentali poltrone nei consigli, continuando a sprecare soldi per il “pronta caccia”, facilitando il mercato nero dei tesserini e “foraggiando” strumentali società di “comodo” per consulenze”.
Di contro Arci Caccia enuncia i propri principi della propria proposta di modifica alla legislazione nazionale:
- Semplificare sui punti essenziali e condivisi della legge; migliorare il sistema amministrativo della materia ambientale faunistico-venatoria; consolidare la ripartizione del territorio nelle percentuali previste dalle leggi (157/92–394/91) assicurarne la contestuale applicazione e prevedere che siano le Regioni ad elaborare i Piani faunistico-venatori;
- Confermare la dimensione sub-provinciale degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini, con la previsione di distretti gestionali per talune specie, arrivare ad un certa definizione della natura giuridico-associativa degli ATC e dei CA al fine di migliorarne l’attività gestionale in termini di efficacia, operatività e trasparenza;
- realizzare la sostenibilità del prelievo venatorio nel rispetto del rapporto cacciatore–territorio fissato dai piani faunistici anche come riferimento di una mobilità nazionale programmata per l’attività venatoria sulla fauna migratrice (teleprenotazione);
- superare le “opzioni di caccia”;
- definire le competenze tra Stato e Regioni e rivedere il sistema sanzionatorio con misure amministrative e con la responsabilità agli enti gestori anche per provvedimenti di sospensione della possibilità di caccia.
- legiferare per una diversa destinazione dei proventi delle tasse di concessioni governative e regionali che consenta tra l’altro: di contrastare i ripopolamenti “pronta caccia”; di istituire un fondo a sostegno dell’impresa agricola il cui lavoro sia finalizzato alle attività di miglioramento ambientale e faunistico; di ripristinare e sostenere l’autonomia dell’INFS finanziandolo, garantendo il ruolo paritetico di direzione alle Regioni anche con la definizione di un atto di indirizzo tra Istituto e Conferenza delle Regioni in merito alle modalità tecniche di intervento sull’intero territorio agrosilvo-pastorale; l’istituzione e il finanziamento del Consiglio Nazionale per la Protezione della Fauna Selvatica e il Prelievo Venatorio;
a. la coerente e completa applicazione delle Direttive Comunitarie
b. la lotta al bracconaggio
c. la valorizzazione del volontariato e una più intensa e capillare azione informativa e di sensibilizzazione