Non è da oggi che si guarda con interesse alla realtà venatoria della provincia di Bolzano. E se la relativa dinamica trova fonti a cui attingere, ciò accade anche grazie a una buona attività di comunicazione. Mara Da Roit, di Bolzano, giornalista pubblicista e traduttrice, assieme ad altri colleghi della zona si dà cura da anni di riferire quanto accade nel mondo altoatesino della caccia tramite contributi sulla stampa di settore a diffusione nazionale.
Ma prima ancora lo fa nelle sue vesti di redattrice e coordinatrice dell'edizione in lingua italiana (ne esiste infatti anche una in lingua tedesca) del "Giornale del Cacciatore - Jaegerzeitung", periodico diretto da Heinrich Aukenthaler che rappresenta l'organo ufficiale d'informazione dell'Associazione cacciatori Alto Adige", alle cui dipendenze lavora.
Accanto agli incarichi prettamente redazionali, si occupa della traduzione di testi dal tedesco all'italiano, in primo luogo per l'associazione e la menzionata rivista ma occasionalmente anche per altre organizzazioni nel campo della caccia: come l'Agjso, la Comunità di lavoro delle associazioni venatorie dell'arco alpino.
Al servizio della caccia è solita mettere peraltro anche le sue attitudini in campo artistico e mediatico. Sin dalla prima edizione del "Premio letterario per racconti di caccia", promosso dal Circolo culturale Ars Venandi (concorso che dalla prossima edizione verrà intitolato al grande Mario Rigoni Stern, già presidente di giuria), ha saputo farsi apprezzare per lo svolgimento delle letture interpretative delle opere premiate. E sua è la voce narrante del documentario "Sulle tracce dello stambecco", per la regia di Hubert Schönegger, incentrato sulla fauna dellAlto Adige e co-prodotto, fra gli altri, dall'Ufficio caccia e pesca della Provincia di Bolzano e dalla sede Rai di Bolzano.
Fin quasi superfluo domandarsi quale sia il suo pensiero sull'argomento caccia, visti i messaggi di cui si rende tramite recependoli dalla dirigenza venatoria altoatesina e ritrasmettendoli al lettore con manifesta convinzione. "Con particolare riferimento alle specie ungulate che sul nostro territorio prosperano e abbondano, un controllo venatorio ragionato, regolamentato e conforme ai dettami scientifici è necessario", dice, "per garantire popolazioni equilibrate, per evitare conflitti con l'economia rurale, per mantenere in equilibrio il rapporto fauna-ambiente. Al cacciatore dunque l'impegno di una seria gestione del patrimonio faunistico, a noi operatori della comunicazione il compito di supportare il loro operato, di diffondere lo spirito, la filosofia e le linee-guida di una caccia al passo coi tempi, di sostenere con parole e immagini la crescita, anche culturale, del mondo venatorio".
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