La giunta regionale delle Marche ha approvato alcune integrazioni al calendario venatorio dello scorso 6 luglio aggiornando il provvedimento alla nuova legge regionale, la 18/2009, approvata successivamente.
Passa da 1 a 5 il limite giornaliero di abbattimento di cinghiali per ogni cacciatore; viene stabilito il divieto del prelievo della starna nei territori della Comunità montana Esino – Frasassi (per tutelare un progetto di reintroduzione che da anni portano avanti l'area regionale protetta, Provincia, Atc e Federcaccia) e nella Provincia di Pesaro e Urbino, nella stessa provincia è vietata anche la caccia alla coturnice, come richiesto dall'amministrazione provinciale.
''Il divieto, condiviso dalle Associazioni venatorie e agricole - afferma l'assessore regionale Paolo Petrini - e' motivato dal successo dei tentativi di riproduzione della starna, nei Centri pubblici di riproduzione e nelle Zone di ripopolamento. Per la coturnice, l'esclusione dall'elenco delle specie cacciabili e' imputabile alla necessita' di salvaguardare i ceppi autoctoni presenti nelle aree del Monte Catria e Monte Nerone''.
''Il calendario venatorio - spiega ancora Petrini - rappresenta uno strumento di programmazione faunistica attento alle esigenze del territorio e flessibile nelle previsioni. In particolare, l'innalzamento, da una a cinque, dei capi di cinghiale abbattibili giornalmente ha tenuto conto dell'attuale situazione demografica della specie, della sua incontenibile espansione su tutto il territorio marchigiano, anche in aree non vocate, oltre all'impatto fortemente negativo che si e' venuto a determinare in agricoltura e nel campo della sicurezza stradale. Il divieto di cacciare la starna e la coturnice salvaguarda, invece, alcuni progetti di reintroduzione delle specie, avviati negli ultimi anni''.