Ci riprova il geologo più famoso d'Italia nonché presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano, documentarista e presentatore televisivo Mario Tozzi, che, probabilmente invitato ad usare la sua forza mediatica (visto che ormai appare in ogni rete televisiva nazionale e viene pubblicato da ogni testata giornalistica) contro la riforma della caccia - in discussione nei prossimi giorni -, interviene sparando a zero su tutta la caccia.
Forse a corto di argomenti ben più convincenti nel suo articolo “ancora a caccia?” pubblicato dal sito Grenenreport ,Tozzi di nuovo tira in ballo l'immagine utilizzata da Federcaccia per la propria campagna di tesseramento, definita un tentativo di “svecchiamento” visto che la caccia in Italia, secondo Tozzi, è praticata in maggioranza da “anziani signori probabilmente insoddisfatti del resto della loro esistenza”.
Il noto ambientalista nostrano ritiene che la proposta Orsi stia spingendo ad un “rigurgito di violenza del mondo venatorio più retrivo ed estremista” ma ad avere un comportamento oltranzista sarebbero soprattutto le Regioni. “Si autorizzano i fucili ad entrare in azione dappertutto e in qualsiasi periodo dell'anno fregandosene della biodiversità e della sicurezza dei cittadini attraverso la mistificazione di un salvataggio dell'agricoltura non meglio precisato”, sbotta Tozzi che, d'accordo con Wwf e altre associazioni ambientaliste italiane leverebbe volentieri ai cacciatori “il monopolio della gestione degli ungulati” coinvolgendo direttamente il mondo agricolo nelle attività di cattura.
Stesso discorso vale per le aperture anticipate della caccia approvate dalle amministrazioni provinciali e regionali che autorizzerebbero "l'uccisione di migliaia di migliaia di animali selvatici in una delle fasi più delicate del loro ciclo vitale”. Tozzi riporta la conclusione di Wwf su questo punto: “la gran parte delle regioni italiane usa da sempre questa facoltà come ordinario strumento per prolungare illegittimamente di tre settimane la stagione, quasi sempre senza rispettare i limiti stabiliti dalla legge, e mancando di attente valutazioni”.
Insomma, secondo Tozzi la gestione della fauna selvatica avviene in una situazione di generale insensatezza, generata dalle amministrazioni comunali, provinciali e regionali per accontentare una sparuta minoranza composta da persone anziane, estremiste e insoddisfatte della propria vita.
Qualcosa non torna ma forse ci si può fare un'idea più chiara lasciando la parola allo stesso Tozzi, che nella sua conclusione all'articolo, dimostra un approccio ben poco scientifico e dominato dalla convinzione personale che la caccia sia un male assoluto “forse per cambiare musica – scrive infatti - ci vorrebbe un referendum voluto e partecipato che permetta alla maggioranza dei cittadini italiani di rendere operativa la loro opposizione di principio e di fatto a un'attività tanto odiosa quanto inutile e dannosa”.